The Sand Band è una formazione che arriva da una città che per la musica è stata madre e allo stesso tempo compagna, l’amata Liverpool, e come denominazione d’origine questi ragazzi partono con una garanzia che sa di cambiale fruttuosa. Il loro debutto, All trough the night, è accompagnato dal solito vociferare della stampa britannica che affermerebbe un coinvolgimento importante da parte di uno dei fratelli più irriverenti della storia, Noel Gallagher, direttamente dagli Oasis. A dir il vero ascoltando questo disco sono poche le attinenze che possono essere ricondotte alle sonorità dei fratelli Noel e Liam. Ad impatto, l’open track Set me free, rimanda immediatamente agli scenari cinematografici di Quentin Tarantino ai tempi de Le Iene o Pulp Fiction, un rock molto psych, inacidito da uno slide che prende aria dal country più sabbioso dei deserti d’America. Si procede a passi decisi in questo debutto, la scorrevolezza è senza dubbio il punto di forza di questi dieci brani dal sapore dolce di passato, di ricerca famelica di un capitolo capace di racchiudere ogni frangente musicale appartenente ai diversi periodi storici nei quali si trovano questi musicisti Inglesi. Da un lato la loro contemporaneità, dall’altra, il filo diretto con l’intramontabile corredo della scena sixties e seventies fortemente offerta in questo debut. Non sono deboli le derivazioni dei The Sand Band, ci si imbatte nel più intimo folk country di Song that sorrow sings, che sembra copia del bagaglio del maestro Jackson C. Frank, oppure il drappo malinconico che si avverte in The Gift & The Curse che consegna le sonorità a quelle di Leonard Cohen, passando per le cadenzate atmosfere di The secret chord che maneggia con cura l’ecletticità che offriva Nick Cave una decina di anni fa, per poi concludere nella più attuale If this is where it ends che vanno a braccetto con le melodiche ballads dei The Verve. La mescolanza offerta sancisce un compromesso davvero opportuno e originale, molto spesso considerato velleitario e per questo furbamente bypassato, non in questo caso, dove ci si accomoda in uno spettro musicale capace di sposare le più lontane visioni sonore e conseguenzialmente, temporali. Una buonissima scia quella intrapresa dai The Sand Band che, fratello Gallagher o meno, offriranno visioni e gamme molto originali che troppo spesso, per paura o imperizia, sono lasciate a mezz’aria senza ne arte ne parte.