giovedì, Novembre 7, 2024

The Uglysuit – s/t – ( Touch & Go/Quarterstick 2008 )

La Touch & Go/Quarterstick produce l’esordio di The Uglysuit, giovane sestetto proveniente dall’Oklahoma, legato profondamente alla tradizione psichedelica di fine anni ’60, così come a sonorità più “moderne”, di ambito post-rock, senza per questo tralasciare un taglio più pop e melodico nella scrittura. Il risultato di questo mix è più che positivo: i nove brani dell’album ci regalano infatti buona musica e continue emozioni, con una giusta alternanza tra momenti più intimi e crescendo epici, regalandoci una delle opere prime più stimolanti del 2008.
L’apertura è affidata alle chitarre acide e ai cambi di ritmo di “Brownblue’s Passing”, che dall’inizio delicato passa a ritmi sempre più sostenuti fino a un finale orchestrale. A seguire il singolo “Chicago”, il brano più pop del disco, dove la melodia semplice ed efficace, con un ritornello davvero irresistibile, viene impreziosita da un ottimo lavoro di arrangiamenti, con un equilibrio perfetto tra inserti di tastiera e di chitarre. “Brad’s House”, dalla rarefatta introduzione di piano, è un altro convincente esempio di pop song con aperture psichedeliche, che trovano sfogo nei cori del ritornello, che richiamano gli Shins. “…And We Became Sunshine” è probabilmente l’episodio migliore, oltre sette minuti che partono con fraseggi chitarristici come protagonisti, per poi lasciare spazio a sovrapposizioni tra piano e cori fino al ritorno delle chitarre per un lungo crescendo, tra prog, psych anni ‘70 e certa epicità pop di casa Arcade Fire. “Anthem Of The Arctic Birds” è invece un concentrato di allegria, dall’inizio con cori e ritmi sincopati fino alla coda, più maestosa ma ugualmente in grado di portare un sorriso quando si scioglie in poche ed eteree note. Le chitarre più pesanti del disco annunciano “Everyone Has A Smile”, che come “Brownblue’s Passing” supera i sette minuti di durata grazie a cambi di ritmo e a digressioni strumentali, con ancora una volta una minuziosa ricerca sia sugli espedienti melodici sia sugli arrangiamenti. Dopo la ballata “Happy Yellow Rainbow”, forse leggermente meno ispirata rispetto al resto dell’album, la chiusura è affidata a “Let It Be Known” e alle sue atmosfere post-rock, simili ai This Will Destroy You, per non citare nomi troppo altisonanti: esperimento che parrebbe quasi sorprendente, ma assolutamente riuscito, a dimostrare bravura nel misurarsi con linguaggi differenti.

Uglysuit su myspace.

Fabio Pozzi
Fabio Pozzi
Fabio Pozzi, classe 1984, sopravvive alla Brianza velenosa rifugiandosi nella musica. Già che c'è inizia pure a scrivere di concerti e dischi, dapprima in solitaria nella blogosfera, poi approdando a Indie-Eye e su un paio di altri siti.

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