Possono l’allegria e la voglia di fare sopperire alla scarsa originalità e alla generale mancanza di inventiva? A seconda della risposta apprezzerete o meno Hanno ucciso un robot.
L’energia e la passione che i The Walrus hanno impiegato per realizzare il loro secondo disco è direttamente proporzionale a una generale inconsistenza dei testi (ad eccezione di un paio di ritornelli azzeccati) che soffrono della sindrome della coperta corta: laddove i temi si fanno impegnati la poesia sembra scomparire. Le melodie inoltre risultano, seppur orecchiabili e piacevoli, già sentite: il pop-punk trito e ri-trito di ‘Specchio’ e ‘Signorina Delirio’, quello dei primi anni 00 per intenderci, o il tipico rock all’italiana di ‘Dai Con la Vita’, che tanto ricorda Nek. I vari riferimenti, pescati dall’ambito più o meno indie, risultano troppo dispersivi per indicare una direzione precisa di cui l’album avrebbe così bisogno: troviamo i Bluvertigo in un ipotetico featuring con Alberto Camerini in ‘Non puoi fare finta’, il Bennato di Sono solo canzonette nel cantato di ‘Sogno’ e i Baustelle in ‘Ma Hollywood non imparerà mai’ e ‘Shirley Temple’, dove Marta Bardi sembra una novella Rachele Bastreghi. Questi ultimi due sono indubbiamente i momenti meglio riusciti dell’intero lavoro. Non si può dire che questo sia un prodotto poco curato o noioso, ma non si può certamente affermare che rappresenti qualcosa di nuovo, neanche come tentativo. Spiace dirlo ma questa prova dei cinque livornesi non risulta convincente, sarà la mancanza di esperienza o un progetto che risulta ancora in divenire, ma qualcosa sembra essere andato storto. La speranza è che sia solo un iniziale passo falso in un percorso che possa meglio delinearsi in futuro, perché le capacita per “sfondare” sembrano esserci tutte, vanno solo focalizzate con più attenzione.
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The walrus, il video di specchio
Macchina volante | Così diverso | Specchio | Sogno | Signorina Delirio | Ma Hollywood non imparerà mai | Shirley Temple | Dai con la vita | Lento erotico | Il tipo giusto | Non puoi fare finta
Prodotto, registrato e missato da Lorenzo Ori, presso il Loz Studio (Bologna). | Masterizzato da Giovanni Versari. | Giorgio Mannucci (voci, chitarre) | Francesco Pellegrini (chitarre) | Marta Bardi (voci, tastiere) | Dario Solazzi (basso) | Alessio Carnemolla (batteria, tastiere) | Grafica di Francesca Lombardi [/box]