I texani (from Austin) The Young ci riprovano, dopo il flop del precedente Voyagers Of Legend. Messi sotto contratto dalla Matador (mica pizza e fichi) la band di Hans Zimmerman da alle stampe il nuovo Dub Egg, e questa volta crediamo che non ci saranno problemi a far breccia nei cuori dei giovani indie rockers. Chitarre, chitarre, montagne di chitarre: cavalcate chitarristiche – appunto – degne dei migliori Crazy Horse. Lo stile è quello secco del trio Talbot – Molina – Whitten, la psichedelia è quella dilatata di Jerry Garcia, il piglio è da guitar band anni ’90 (Dinosaur Jr, Camper Van Beethoven, qualcosa dei Pavement). Scazzo garagey, code acide che sembrano arrotarsi su se stesse per non finire mai (Dance With The Ramblers) un’idea polverosa e malinconica di country rock che convince (Only Way Out). È il rock delle grandi highways, quello dei Creedence Clearwater Revival, suonato però con attitudine scassona e un po’ fatta. D’altronde di generazioni ne son passate, lo slackerismo si è concretizzato ed è stato ampiamente assimilato. Quando parte il riff di Plunging Rollers diventa difficile resistere. Potrebbe essere una grandissima band se solo si tentasse di perfezionare un songwriting che rimane per ora un tantino acerbo, dando ai 40 minuti complessivi del disco una sensazione di monoliticità che rende l’ascolto alla lunga stancante. Speriamo siano vizi che si possano migliorare in futuro, giacché le potenzialità sono spaventose e son lì che aspettano di esplodere.