Le giovani svedesi Those Dancing Days rilasciano il loro primo full length a seguito del buon successo conseguito con il precedente omonimo EP.
Le 5 nordiche puntano tutto su freschezza e semplicità, cercando un mix tra l’indole indie pop tipica delle loro terre e alcune soluzioni derivate dal northern soul britannico e dai gruppi vocali femminili, da quelli anni ’60 fino alle odierne Pipettes.
Il risultato non è molto entusiasmante, anche perché l’ispirazione accompagna davvero pochi brani, l’originalità ancor meno. Il rischio è quello di affogare sempre nelle stesse zuccherose linee melodiche tracciate dall’organo, da cui la voce della cantante, anche quando accompagnata dai cori, difficilmente riesce ad emergere. Degni di nota paiono essere solo i 2 brani già presenti nell’EP, vale a dire “Hitten” e “Those Dancing Days”, sorretti da melodie coinvolgenti, ritmi ballabili e, almeno nel primo caso, un fondo di malinconia. Gli altri pezzi sembrano rincorrere e ricalcare, tra un battito di mani e un giro di tastiera elementare, le idee già esposte nelle “hit” dell’anno scorso, cosa che accade già nell’iniziale “Falling In Fall” per proseguire lungo tutto il disco.
Solo di tanto in tanto si cerca di cambiare il copione, per esempio nelle ritmiche più secche di “Duet Under Waters” o nell’intro della title-track, che rimanda dritta dritta a “Such Great Heights” dei Postal Service.
Ascolto consigliato se si vuole passare una quarantina di minuti di assoluto disimpegno, se al contrario si cerca qualcosa di più appagante almeno per ora le svedesi hanno poco da offrire. In alcune occasioni dimostrano di avere talento, ma l’impressione generale è che siano ancora acerbe, cosa comprensibile data la loro giovanissima età.