giovedì, Dicembre 19, 2024

Trivo – Emoterapia (2008)

Quando si dice passione. Ho sentito dapprima distrattamente questo disco. Così, en passant, mentre facevo la mia consueta navigazione priva di qualunque logica su facebook, e il lavoro mi aveva lasciato inevitabilmente qualcosa, una certa voglia di approfondire, una certa curiosità, riguardo soprattutto a un tentativo a volte ben riuscito, ma spesso discontinuo, di fondere generi, parole, lettere stesse nelle parole. Testi con un significato. Molta cura, molto amore. Ecco che, più di una settimana dopo, non appena trovata un’ ora da dedicare direttamente al foggiano Trivo, il cui nome anagrafico non conosco, e non tengo a conoscere, poiché superfluo, mi sono rimesso il disco ed ho cercato la sua pagina myspace, www.myspace.com/elephantsuicide. Ho letto, ed invito a leggere tutti, il suo blog, alla pagina “Emoterapia – Vi presento il disco” e ho capito moltissime cose, che mi hanno portato ad apprezzare tantissimo i 17 pezzi che compongono appunto Emoterapia. In primis l’ umanità dell’ approccio. Un’ anima cioè che non è quella di una rockstar, né tanto meno quella del classico personaggio inserito in un circuito pseudoculturale o alternativo, ma un ragazzo, con tante idee, sensibilità e voglia di metterle nero su bianco, sfidando costi, tempo e filoni. La lavorazione che Trivo ha affrontato toutcourt, sull’ hard disk del suo pc, ha investito tra pause e interruzioni forzate un cammino di 6 anni, e alla fine, nel 2008 ha visto la luce. La semplice, spartana eppure curata cover del disco contiene tutti i testi, una scrittura molto lisergica, criptica, che rivelano un reale disagio, una quasi totale estraneità a certi contesti della vita reale, esemplificativo il titolo della traccia numero 6, “Ho bisogno di qualcosa di cui non ho bisogno”, così come il testo di “Perché la cattiveria è enorme” che, vista la brevità, e l’ essenzialità, riporto per intero: “Con questo candido canto misero, voglio stonare parole sì fragili, come giovani formiche che danzano frantumano i sassi dell’ indifferenza”. Musicalmente c’ è molta elettronica fai da te, melodie che aumentano gradualmente di volume, rivelando una certa attitudine post, tanto cutting, una buona dose di psichedelia. Non è un album perfetto, ci sono dei doppioni, un missaggio non sempre equilibrato, risulta spesso debortante, ma è un album vivo, e quando la musica comunica qualcosa, significa è buona musica. Niente siae per Trivo, ma licenza Creative Commons, e questa si chiama coerenza.

Trivo su myspace

Michele Baldini
Michele Baldini
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