Una parata di stelle del rock internazionale più o meno underground, questo è il disco degli Universal Daughters, progetto guidato da Marco Fasolo degli italianissimi Jennifer Gentle insieme a Maurizio Boldrin e Jean Charles Carbone con contributi di membri dei Verdena, degli Slumberwood e Guano Padano.
A questo ensemble hanno prestato appunto la voce una serie di star da brividi, reinterpretando (il disco è composto interamente da cover) brani della tradizione a stelle e strisce, ma anche cose un pochino più particolari (ci sono anche i Suicide, per fare un esempio).
Si parte con Chris Robinson dei Black Crowes nella liturgia da deserto del Mojave di I Am Born To Preach The Gospel, passando per la ballatona First Of May dei Bee Gees cantata con maestria da Jarvis Cocker dei Pulp.
Il blues, la cattiveria e l’occhiolino al diavolo ce lo mettono mister Mick Collins dei Dirtbombs (It’s Your Voodoo Waking) e il diabolico Alan Vega (I Hear Voices), mentre il suo compare Baby Dee va più sul classico (Hong Kong Blues). I Suicide la fanno ancora da padrone visto che a metà dell’opera vengono coverizzati in una Cheree cantata da Mark Arm (Mudhoney) che non fa rimpiangere l’originale.
L’insieme è molto eterogeneo: si passa dallo swing fumoso di Midnight, The Stars And You con Lisa Germano a Kangaroo dei Big Star, resa pianistica e dolente grazie anche alla prova (forse la più riuscita del lotto) di Gavin Friday (Virgin Prunes).
Ci sono ancora da segnalare le partecipazioni di Swamp Dogg (nel soul intenso di The Clock), Steve Wynn (Dream Syndicate) nel country di Psycho e Stan Ridgway (Wall Of Voodoo) che gigioneggia nel music hall di Is That All There Is?
Insomma, la crema della crema per un viaggio emozionante nei solchi della musica angloamericana. Se poi il tutto è fatto per una buona causa (i proventi verranno devoluti a un centro di oncoematologia pediatrica di Padova) che volete di più?