Messi momentaneamente da parte i concept e le sperimentazioni selvagge che avevano caratterizzato Cuore Amore Errore Disintegrazione, gli Uochi Toki tornano sui loro passi con un prodotto solido che riprende il discorso lasciato aperto su Libro Audio. E dunque, rientro nei limiti di un minutaggio umano e maggiore immediatezza delle trame sonore. Che non vuol dire pop, come chiunque abbia familiarità con il gruppo potrà facilmente immaginare. Tuttavia è innegabile che per apprezzare assalti frontali come Ecce Robot, Perifrastica, Tigre Contro Tigre e specialmente Tavolando il Pattino con Antonio Falco (complice in questo caso un testo insolitamente conciso) non ci sia bisogno di un secondo ascolto: deflagranti beat industrial/hip hop, synth bass come trattori e via, dritti alla giugulare. Sul versante opposto le digressioni ambient rappresentate da Umami e Sberloni (entrambe lunghe considerazioni sul gusto) o da Venti Centesimi di Tappi per le Orecchie, composizioni strutturate su glitch e Warpismi assortiti. Come Napo aveva già avuto modo di anticipare in questa sede, anche il metodo di stesura dei testi sembra in qualche modo guardare al passato ed effettivamente, in più di un’occasione, la narrativa rap cede il passo alle velenose arringhe per cui il vocalist era temuto fino a qualche anno fa. È questo il caso di La Prima Posizione della Nostra Classifica o La Recensione di Questo Disco. Ad oggi, tuttavia, ascoltare gli Uochi Toki mentre gettano merda su tutto e tutti non è più un’attività particolarmente stimolante; è per questo che – almeno per chi scrive – i brani citati costituiscono non solo gli episodi più deboli del disco, ma anche prove trascurabili se si guarda ad Idioti nell’ottica di un processo evolutivo. Le liriche che in questo contesto riescono a bilanciare la vis polemica con un alto grado di rappresentazione immaginifica – lasciando intendere che la commistione fra reale ed onirico esplorata negli ultimi due lavori non è stata esclusivamente una deviazione sul percorso – raggiungono risultati ben più interessanti. Così la già citata Ecce Robot diventa un trattato di Filosofia delle Scienza riletto attraverso la lente visionaria di Shinya Tsukamoto, mentre in Al Azif – uno sguardo approfondito sull’universo alieno degli artropodi – i beat fratturati e le atmosfere sibilanti riflettono magistralmente l’argomento trattato. Ricordiamo a questo proposito che, secondo la mitologia di Howard P. Lovecraft, Al Azif sarebbe il titolo originale del Necronomicon (l’opera fittizia che ricorre nei racconti dello scrittore di Providence): il termine indicherebbe in Arabo i suoni notturni prodotti da certi insetti, ma – sempre secondo l’autore – la tradizione popolare tenderebbe ad identificarlo con il linguaggio dei demoni. Napo non sembra dunque intenzionato ad abbandonare il suo personale cammino d’iniziazione alla stregoneria e, in questo senso, un brano atipico come La lingua degli Antichi giunge come l’ennesima conferma. Sempre meno interessato al rispetto delle regole grammaticali, il nostro piega il linguaggio alle proprie esigenze dimostrando un fantasioso quanto funzionale approccio alla sintassi. Il talento degli Uochi Toki sembra crescere in misura direttamente proporzionale alla loro insostenibile spocchia; considerato che i ragazzi migliorano a ritmo sostenuto, non passerà molto prima che non si riesca più neanche a guardarli in faccia senza riempirli di ceffoni.