I Velvet Score sono alla terza prova con questo Goodnight Good Lovers, un Ep di 6 tracce dal sapore amarognolo e malinconico. Il quartetto fiorentino ha scelto una via impervia, quella del concept album, per di più su un tema già (ab)usato come quello della guerra. Il fatto di non delineare una storia che unisca le canzoni però lascia molta libertà di interpretazione al gruppo, andando a pescare storie di epoche diverse, di personaggi che non potrebbero mai incontrarsi nella realtà ma che comunque condividono lo stesso dolore portato da un conflitto e dalla conseguente distruzione, fisica o emotiva. I testi sono elaborati proprio per l’importanza del tema che rappresentano, si amalgano bene con la melodia e c’è da dire che certe frasi sono proprio suggestive e passibili di future citazioni (“I’m cheering up pupils / I’m treating my iris / I’m sure now, / God is blind”, “It does not make a sense / But nothing means as nothing as/ The pictures of / Summer”). Entrando nel concreto riguardo alla musica, i Velvet Score in sei tracce sono riusciti a fornire un variegato contenitore di influenze miste, sempre ripiegando su soluzioni melodiche orecchiabili e accattivanti. Colpisce la doppietta d’entrata Waterloo – Pictures of Summer, che già in partenza fa guadagnare molti punti al gruppo (anche grazie al contributo consistente di Serena Altavilla dei Baby Blue): la prima, nonostante il titolo rimandi alla omonima scanzonata hit degli Abba, parla di estremi saluti sopra un tappeto elettronico pulsante da respiro affannato; la seconda riesce a evocare l’estate con un pizzico di malinconia, magicamente senza dover citare i Beach Boys (o gli Shins). Tutte le tracce si muovono entro i limiti, non molto restrittivi, del post rock immerso nella melodia, strutturato con chitarre, tastiere e batteria non invasive. Molto ben costruito e registrato, Goodnight Good Lovers spicca per la compattezza del suono e per l’assenza di barocchismi, creando certe volte pure gemme. Nei momenti migliori convince a pieno.