I Vinegar Socks sono Jordan DeMaio e Paolo Petrocelli, rispettivamente chitarrista/cantante e violinista. Suonano assieme dal 2008, ma a giudicare da quanto si ascolta nel loro esordio discografico sembrano collaborare da sempre, tanta è la capacità di scrivere ed eseguire, assieme a vari ospiti, canzoni praticamente perfette.
Non c’è infatti un solo momento di debolezza nei 12 brani del loro disco, autoprodotto (a dare ulteriori meriti ai due) e distribuito dalla bostoniana Grinding Tapes. Il folk acustico del duo trova sempre il modo di esprimersi in modi accattivanti, con un gusto melodico ben evidente, dai toni ora più crepuscolari ora più solari, a mezza via tra la scuola americana e quella europea, sulle strade già battute da Beirut e dagli A Hack And A Hacksaw, per esempio. Rispetto ai due nomi citati si lavora però maggiormente per sottrazione, evitando le divagazioni orchestrali e balcaniche che caratterizzano in particolare Zach Condon, lasciando spesso in primo piano un violino scarno ma avvolgente o dei delicati arpeggi di chitarra o di mandolino assieme alla voce di Jordan, che può far venire in mente quella di Dave King dei Flogging Molly nei suoi momenti melodici.
L’equilibrio tra i vari elementi riesce così ad essere in ogni occasione quello giusto, in nome di una maturità compositiva che non spinge mai a cercare di strafare o di assommare suoni, bensì a trovare nella semplicità e nella melodia la chiave vincente.
Difficile quindi trovare una canzone che spicchi particolarmente sulle altre. Si possono citare “Salesman In Love”, posta in apertura a tracciare le linee guida per ciò che seguirà, con la sua melodia eccezionale; “Zeppo”, la più country del lotto, che ci porta dritti nel west con il suo violino quasi da quadriglia; “Chimney Sweeper”, una ballata perfetta, che parte dimessa per poi aprirsi, fermarsi, ripartire e diventare irresistibile, con un lavoro d’archi fantastico. Altra citazione, se non altro per il suo distaccarsi dal resto dei brani, per lo strumentale “Il balletto degli orfani”, tre minuti capaci di cullare l’ascoltatore con suggestioni che vanno dal country fino alla classica.
In definitiva, un disco veramente ottimo quello dei Vinegar Socks, capace di non sfigurare nemmeno in confronto a produzioni d’oltreoceano, grazie alle due doti più importanti per chi fa folk acustico: la capacità di scrittura e la scelta dei suoni giusti al momento giusto. Possiamo così, per una volta, parlare davvero di musica italiana da esportazione.
Guarda il video di Chimney Sweeper nella rubrica Videoscopio