Dalla Francia, ancora una volta con furore. Escono per la Cheap Satanism Records (pare che sia la prima band in catalogo a non avere alcuna connessione con il satanismo, pertanto si sono impegnati a scrivere un brano dalla durata di 6 minuti e 66 secondi), oscura e politicamente scorretta etichetta albionica; sono tre francesi emigrati a Bruxelles. Prendono il nome dal quasi omonimo tennista statunitense, definito sul loro press kit come un inveterato “party animal”. Suonano avanguardia fratturata, schizofrenica, nervosa e nichilista. Punk dadaista, rimandi al kraut rock più free form e psichedelico: in alcuni frangenti (il delirio spastico di Panda Geant) siamo dalle parti degli Amon Duul. Altre volte possono ricordare la nuova no wave di scuola newyorchese di gruppi come i Liars (Chomeuz Go On). Convincono quando la spigolosità viene compressa in una forma rock maggiormente in your face (Tu T’enerves Pas), ma in generale Vitas Guerulaitis risulta essere un disco che alla lunga rimane impigliato nelle sue mille nevrosi, nelle sue isterie, nelle sue numerose pause, nel suo voler giocare a essere la backing band di una Diamanda Galas sull’orlo di una crisi di nervi. I momenti psichedelici come detto non mancano (il break centrale di Quinze Aout è avvincente), ma non bastano a far decollare del tutto l’album, che pecca forse nell’errore comune a molti gruppi al loro esordio, ossia quello di voler mettere troppa carne al fuoco. Dunque, diamogli tempo ed aspettiamo il prossimo lavoro: per il momento, rimandati a settembre.