Wavves – King of the Beach (Fat Possum Records, 2010)

Ho sempre ritenuto brevissimo il tratto che divide una joypad da una chitarra elettrica, eppure guardando l’ex adolescente nerd brufoloso Nathan Williams diventare la next big thing delle college radio americane, credo che questo tratto sia ancora più facilmente colmabile. Non foss’anche per l’estrema digeribilità di questo suo King of the Beach, incastonato dentro un macrocosmo punk-surf come le strane forme di un insetto potrebbero esserlo dentro il loro pezzo d’ambra. Non è il nuovo look o gli occhiali modaioli a rendermi questa sensazione ma di sicuro non ho nessuna riserva ad affermare che per gli Wavves, Nathan abbia, oggi più che mai, davvero le idee ben chiare. Così capita che, dopo aver zompato per tutta San Diego a bordo del suo skate, il giovane californiano firmi per la Fat Possum un album denso e trascinante, dove l’appeal easy di taluni arrangiamenti garage vien subito destabilizzato dall’incedere limaccioso di tracce come When You Will Come, Baseball Cards e Mickey Mouse in cui vi è amore per il freakedelico avant di Flaming Lips e loro epigoni, Animal Collective in testa oltre l’ologramma lo-fi di Pavement per attestarne l’autenticità. Ne resterebbe dapprima fuori il tweaked pop di Convertable Balloon poi subito rappreso tanto nel noisy garage (flangerizzato) di Post Acid e Baby Say Goodbye quanto nelle forme dissimili di (Green Eyes), vivisezioni della prime cose SubPop dei Mudhoney che paiono rimestare l’agrodolce degli arcinoti Nirvana (Take on the word). Un lavoro scaltro ed efficace che riesce a lanciarsi aldilà del selciato con una traiettoria calcolata minuziosamente per non farsi male. Ottimo antistress per i caldi pomeriggi estivi.