Prima Fertile Crescent, adesso Woom, la nuova identità musicale per Sara Magenheimer e Eben Portnoy, recentemente allunati anche dalle nostre parti per un paio di date Italiane. Muu’s Way è il loro debutto in versione contratta e composto secondo la forma collaudata del dialogo asimmetrico. Folk, standard di ruvidezza Appalachiana, un cantilenare storto e i suoni della natura a fare da contorno ad un contesto che sembra quasi una versione campestre delle interferenze glitch. Un frullato di tutto quello che si è ascoltato almeno negli ultimi cinque anni di disfunzioni anglofone, visioni tribali, minimalismo primitivista, licenze della ghiandola pituitaria. Un beverone comprato in qualche sobborgo da uno spacciatore poco raccomandabile non certo una sintesi (fuori o dentro gli equilibri, poco importa). Rispetto ad altra musica aliena e animale, quella dei Woom è in fondo beneducata, preleva linfa vitale dalle ossessioni degli anni ’50, con un sound lievemente twangy, e la confidenza di un bedroom folk intimo e a bassa definizione; ogni tanto e solo per combattere la noia, verrebbe voglia di dargli fuoco a queste camere da letto, raderle al suolo con una bella aurora al napalm dalla west coast fino a Brescia.