Animale curioso Zola Jesus. Nell’arco di un paio d’anni si è costruita una reputazione all’interno dei circuiti underground, dove è ormai la reginetta del goth-revival. Le sue composizioni a base di tastiere e drum machine si sono da subito imposte grazie a melodie dream pop cariche di pathos: brani solenni ma provvisti di un notevole appeal commerciale, fino a questo momento velato da una patina abrasiva e lo-fi. Scelta artistica consapevole o espediente necessario a mascherare le insicurezze dettate dalla giovane età? Poco importa, perché con Stridulum II – edizione europea dell’EP Stridulum, pubblicato lo scorso marzo, che comprende tre brani aggiuntivi – Nika Roza Danilova supera le proprie reticenze e si affida ad una produzione pulita e levigata. Ed è qui che le cose si fanno davvero interessanti. Spogliate dalle distorsioni e dai riverberi, le canzoni poggiano esclusivamente sulla bellezza delle armonie strumentali e vocali, mostrando una curiosa convergenza di elementi mutuati dalla tradizione goth con altri più propriamente mainstream. È innegabile l’influenza di Siouxsie negli episodi più funerei, come Trust me o Run Me Out, mentre un candore virginale alla Jarboe traspare da I Can’t Stand. Altrove però sembra proprio di ascoltare la Cindy Lauper più malinconica e il singolo Night, nella sua ricerca di una formula sophisti-pop/dark, rimanda più agli Everything But The Girl di Missing che ai Portishead. Riferimenti anni ‘80 e ’90, che peraltro affollano anche l’immaginario visivo dell’oscuro videoclip omonimo. I brani presumibilmente più recenti sfoggiano invece una vocalità tinta di soul, che porta a paragoni davvero imprevedibili: per quanto azzardato possa sembrare, Manifest Destiny o Tower mi hanno fatto pensare ad una sorta di Cristina Aguillera in salsa industrial. E Sea Talk potrebbe semplicemente essere la risposta alla domanda: “cosa sarebbe successo se i membri superstiti dei Joy Division avessero affidato una cover di Atmosphere alla Rihanna più wave?”. Una produzione accurata e una voce allenata ad un training classico – e dunque “bella”, secondo criteri universalmente accettabili – possono davvero fare miracoli. Zola Jesus ha ormai le carte in regola per compiere il passo definitivo verso il pop tout-court, sfidando le dive del momento sul loro stesso terreno. Probabilmente senza nemmeno dover esibire culo e tette. Un gusto notevole a livello compositivo le fornisce indubbiamente credibilità artistica. D’altra parte, melodie a presa rapida e testi intrisi di spleen potrebbero, a ragione, renderla una beniamina per gli adolescenti depressi di tutto il mondo. Obbiettivo che si è posto anche un gruppo di buzzurri rockettari come gli Evanescence, dimostrando però una palese e drammatica carenza di talento. Nika ha invece le potenzialità per piacere tanto a me quanto – ne sono certo – alla ragazzina che ancora si bagna per il vampiro sbarbatello di Tuailàit. Tutto ciò presuppone dinamiche che al momento ho una certa difficoltà a interpretare, ma sicuramente rivela anche grande talento.
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