venerdì, Novembre 22, 2024

…a toys orchestra, la foto Intervista @ indie-eye.it

2010 l’anno di Midnight Talks, 2011 dell’ep Rita Lin Songs. In occasione del del Somenfest a Ome (Bs), incontriamo due degli …A Toys Orchestra, Enzo Moretto e Ilaria De Angelis, parlando della musica fatta, di quella che passa velocemente e di quella che si nasconde negli angoli della penisola.

Come nasce Midnight Talks?

Enzo: C’è stato un momento super prolifico per Midnight Talks; avevamo in precedenza creato delle sessioni di provini e poi abbiamo scremato fra una quarantina di pezzi per far uscire, infine, i 14 finali.

Parlami della collaborazione con Enrico Gabrielli e del suo contributo; quanto è stato incisivo per il disco?

Enzo: Con l’ultimo disco volevamo rimescolare le formule, solitamente per gli arrangiamenti ci siamo sempre organizzati in studio con quello che avevamo a disposizione. Tuttavia trattandosi del quarto disco, volevamo trovare una forma di arrangiamento diversa. Abbiamo pensato di accantonare il synth, le tastiere e tutto quello che solitamente usiamo, per osare un tantino anche a costo di ottenere qualcosa di più “pomposo”; perciò abbiamo pensato di fare qualcosa con le orchestre dal momento che la forma embrionale del disco era molto rock e non volevamo sfociare nel didascalico. Abbiamo pensato di fare gli arrangiamenti con gli ottoni e i fiati e abbiamo pensato ad Enrico sia perché è un amico, sia perché conosciamo e stimiamo le sue capacità.

Ilaria: Sai, è arrivato direttamente in studio a registrare senza che noi avessimo sentito nulla; gli abbiamo messo in mano i microfoni e gli abbiamo detto “Vai, registra tutto quello che hai scritto”, pensando che in fondo avremmo potuto tagliare tutto quanto fosse risultato in eccesso, ma alla fine abbiamo lasciato tutto. Aggiungici che molte delle cose registrate non le aveva sentite nemmeno Enrico, ma le aveva semplicemente scritte a penna e le aveva suonate senza provarle.

Enzo: In realtà l’iter è stato particolare; di solito quando si tratta di arrangiare un disco si provina, si lavora insieme, invece noi abbiamo fatto un lavoro verbale, abbiamo parlato telefonicamente, discutendo su quello che a nostro parere sarebbe dovuto entrare nei brani. Quando abbiamo visto che l’entusiasmo era al punto giusto, ci siamo collegati ed è venuto fuori l’album.

Ascoltando i vostri testi si ha l’impressione che il più delle volte partano da un vissuto abbastanza personale, non è strano parlare di un’esperienza privata che diventa pubblica?

Enzo: È vero, si parte dall’intimo, ma una volta finito un disco non è più tuo; una volta che decidi di darlo al pubblico non è più tuo. Quando si parla di quello che può concernere l’animo umano ci sono dei paletti comuni, quello che riguarda la mia esperienza non riguarda solo me. Il bello della musica è questo; quello che sto cercando di dire in un testo, pur partendo da un’esperienza individuale, può venir fatto proprio da parte di qualcun altro, è questo l’alchemico che c’è nella musica. Una volta pubblicato è un patrimonio comune, da condividere.

Giulia Bertuzzi
Giulia Bertuzzi
Giulia vede la luce (al neon) tra le corsie dell'ospedale di Brescia. Studia in città nebbiose, cambia case, letti e comuni. Si laurea, diventa giornalista pubblicista. Da sempre macina chilometri per i concerti e guadagna spesso la prima fila.

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