Di Davide Viviani si sa poco o nulla: un profilo myspace con caricate due canzoni, lasciato in stallo da più di un anno ed un profilo Facebook con qualche evento promosso qua e là. Come per il caso de I Professionisti, sembra che la vita artistica sia messa in secondo piano rispetto alla vita privata: quando l’ambizione diventa realismo senza rassegnazione, ognuno cerca di fare quel che può, al suo meglio, provando e sperando ma non puntando all’impossibile. Non per questo ogni avventura finisce in chiusura verso il mondo artistico: ad esempio Viviani, da molte collaborazioni fino anche ai Joujoux d’Antan, arriva la collaborazione da parte di Gabriele Ponticiello (Sick Tamburo, Annie Hall per dirne solo due) per un disco proprio, di pezzi che erano relegati nel repertorio live, onesti e senza ambizione di essere fissati in eterno su supporto audio. Nasce così Un giorno il mio ombrello sarà il tuo, raccolta di 8 pezzi d’archivio, arrangiati e curati in veste indie-classica sebbene fatti in gran parte con registrazioni casalinghe. E in questo disco si nascondono linguaggi da carpire, metafore enigmatiche (termine odiato dai cantautori ma in questo caso calzante), echi di androidi paranoidi in Il disegno delle rondini, arpeggi come striminziti strutture scheletriche di un disco nodoso come l’ombrello raffigurato in copertina. Masticando sogni introduce una chitarra elettrica effettata quasi da svoltare il disco e in effetti la fa da protagonista anche nella lunga coda, esercizio di stile riuscito. Nella sezione delle liriche dobbiamo concedere un’antitesi: nonostante il linguaggio colloquiale usato e la realtà quotidiana descritta si deve prestare attenzione, e forse nemmeno questa basta, forse bisognerebbe essere legati al mite mondo del Lago di Garda da dove Viviani proviene e vive (non solo di musica).
Diciamo che la modestia in questo caso paga anche laddove la promozione manca. Il disco è un’ottima prima prova, pur con i mezzi limitati, pur con un’altra vita che funge da ispirazione ma al contempo chiede spazio e tempo ai momenti artistici. I dilemmi del musicista precario si legano e si sciolgono in un batter d’occhio.