Per il secondo episodio dei Diverting Duo ci appelliamo alla definizione dream pop al ralenty, aiutato dal mixaggio effettuato a Chicago, e forse dalla lezione americana effettuata non da Calvino bensì dai Band of Horses, cavalli addomesticati al pop e al basso numero di bpm. Potremmo associarla alla musica da meditazione, fatta per star fermi e lasciare scorrere i pensieri ancora a metà, più vicina all’ambient che al dream pop. Gli arpeggi sono super dilatati, ninne nanne elettrificate che lasciano il passo a piccoli legami in lo-fi di tastiere d’altri tempi. Una prova che è possibile liberarsi dalle chitarre acustiche e approdare su nuovi suoni, che diano basi e sovrastrutture. Outeet, un primo esempio, prende suoni dai Tokyo Police Club, allungando ovviamente l’onda sonora come nello stile di Sara Cappai e Gianmarco Cireddu. Subito dopo, Angry Tiger spinge sul versante opposto, con conseguente caduta. Home funge da sintesi delle due possibilità, con un piglio più deciso, interessa anche affiancata alla monotonia vocale. Un ascolto attento può far capire che questo disco si affaccia su differenti piani di ascolto, che l’elettronica spiega meglio di mille chitarre. Gli spunti presi per questo disco sono molteplici, dai Death in Plains ai Suicide per i tappeti sonori, fino agli Offlaga Disco Pax per la malinconia di fondo (Grey utilizza le formule chiave degli emiliani). Disco degno di nota, non divertente ma pensante e che si muove con le sue gambe.