Un altro buon cavallo su cui puntare proviene dalle scuderie Brutture Moderne, si chiama Enrico Farnedi e suona l’ukulele, strumento non propriamente tipico delle lande romagnole dalle quali proviene, come una chitarra elettrica. C’è dell’esperienza dietro a questi frammenti di vita in musica, la capacità compositiva di Ho lasciato tutto acceso è notevole nonostante suoni tutto terribilmente pop. Non staremo comparando certo questi pezzi a robe come l’ultrainflazionata cover di Somewhere Over the Raimbow; ma si fa sentire la dolcezza un po’ afflitta da perdente che prima di abbattersi stilla lacrime sulla chitarra. E infatti Quanto piangere parla di serate sconsolate in balera a ragionare di disgraziati al proprio pari (ma guarda che triste sto mondo / che sembrano un lusso tre giorni di ferie), nella stessa estate disperata di Ci penserò lunedì, tra la voglia di sagra di lumache di Salsa di lumache (stupida e bellissima) e i ricordi che vanno a chi non c’è più di Lena. Ukulele in ogni dove, basso e qualche aiuto sulla sezione ritmica e sui cori danno vita a un microcosmo popolare e amabile, di cui già Cesena ci aveva già dato prova, condito da un po’ di vaudeville, del pop rock e delle sonorità mariachi (da notare la somiglianza tra la già citata Quanto piangere con Cielito Lindo). Di tutto un po’, ma fatto a mano e con cura.