mercoledì, Dicembre 18, 2024

Garrincha Star All-Stars – Com’è Profondo il Levare (Garrincha dischi, 2013)

Su Com’è Profondo il Mare c’è poco altro da dire, che è un capolavoro siamo d’accordo tutti, sulla carriera artistica di Dalla Lucio da Bologna son state scritte pagine e monografie intere su carta e sul web, con i suoi alti pregevoli e i suoi bassi da riposo artistico. Sarebbe se non altro interessante analizzare il percorso inverso di crescita della fama ad un anno dalla sua morte, sarebbe doveroso porre un giudizio netto sui programmi televisivi che pongono tributo alla sua persona e alla sua memoria tramite le canzoni, immortali, e i cantanti, loro sì mortali e fallaci e talvolta non necessari. Su uno dei tributi usciti da pochissimo (4 Marzo, nascita di Dalla) è necessario esprimersi perchè idea non da poco e in qualche modo spunto più originale degli altri.

La Garrincha Dischi, etichetta abituata a tributi e compilation rivisitate in stile indie (Il Cantanovanta, Il Natale (non) è reale) propone l’intero Com’è Profondo il Mare, anno di grazia 1977, rifatto in salsa reggae/dub/rocksteady. Per chi bazzicasse l’ambiente delle cover saprà già che a suo modo anche questo è un omaggio all’omaggio, ovvero il titolo, l’artwork e l’operazione stessa rimanda alla Easy Stars All-Stars, supergruppo newyorkese dedita a coverizzare capolavori mondiali come OK Computer e Sgt. Pepper in salsa dub. Niente di strano, la via italiana a tanti generi ed operazioni commerciali negli anni ha dato anche buoni frutti. Sinceramente anche il buon Lucio avrebbe dato il via ad operazioni tali, visto e considerato un suo avvicinamento alle nuove leve artistiche con il featuring con i Marta sui Tubi. Ci sono degli scalini che potrebbero diventare però ostacoli a questa operazione: la Garrincha dischi e i suoi collaboratori non sono all’interno dell’ambito reggae o della scena italiana di questo tipo. Principalmente produce musica indie rock e pop. Questo significa produrre un esercizio di stile, piuttosto che una profonda rivisitazione. Gli Easy Star All-Stars hanno scelto agli inizi album capisaldo del rock e del pop, ma che potevano portare molta della disperazione e della paranoia che guida il popolo rastafari: l’oppressione della società e delle nuove tecnologie (OK Computer), la pazzia, il tempo e la caducità della vita (The Dark Side of the Moon). In seguito, con Sgt. Pepper e Thriller la strada si è spianata, l’impegno sociale si è allentato, tutto è caduto nell’esercizio di stile. Il disco di Dalla è molto sfaccettato, ma è stato scelto come disco icona di generazioni di artisti e ascoltatori degli anni ’00. Tant’è vero che cover di Disperato Erotico Stomp esistono già da diversi anni, come pure la traccia omonima. Non è stato scelto per assonanza con gli umori blu del reggae. Sarebbe stato meglio forse farne cover essenziali, di folk estremo, da barbone come il protagonista di Treno a Vela, o il depresso di Disperato Erotico Stomp.

Com’è Profondo il Levare è un disco suonato eccellentemente, riarrangiato secondo criteri musicali coerenti. Tutto torna, niente è stonato. Suona strano l’accompagnamento di questo tappeto sincopato fatto da voci solitamente prestate a chitarre elettriche e synth: Nicolò Carnesi, 33ore, Chewingum, Lo Stato Sociale. Tutto viene riportato su un piano più allegro, spensierato, quasi divertito. Il Cucciolo Alfredo non è da lucciconi, Treno a Vela non sembra uscito da un’episodio di Marcovaldo, Corso Buenos Aires è sotto hashish buono. E’ interessante la chiave di lettura, ma i puristi non saranno d’accordo (non lo sarebbero stati nemmeno se fosse stato più fedele, certo). Diciamo che l’operazione suona sincera e divertita, ma l’emulazione meno libera rispetto ad esempi come Il Cantanovanta pone questioni che eccezionalmente sono state tralasciate. Rimane nonostante tutto il carattere sovversivo anche a quasi quarant’anni dall’uscita. Lo Stomp di cui sopra, o la disarmante distruzione dell’animo di Quale Allegria, in una stralunata versione dub dei Lo Stato Sociale, quasi al pari dell’originale. Barcarola osa proprio quando il disco finisce: parte caraibica e continua reggae rock steady, senza fretta navigando lenti ma sicuri. Forse a questo disco è mancato il tempo per studiare ogni pezzo e dargli una sfumatura e una personalizzazione in più. Per divertire diverte, per farsi ricordare ci riesce in alcuni passaggi, per essere pari all’originale solo due canzoni ci riescono.

 

 

Elia Billero
Elia Billero
Elia Billero vive vicino Pisa, è laureato in Scienze Politiche (indirizzo Comunicazione Media e Giornalismo), scrive di dischi e concerti per Indie-eye e gestisce altri siti.

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