Lo so lo so respiro male: così si introduce Giorgia del Mese, ammettendo il difetto prima di chiunque altro, anche del sottoscritto, con una capacità critica e un’autoreferenzialità che di solito si attribuisce chi ha già fatto dischi e ha un pubblico di riferimento, fedele e appassionato. Invece lei irrompe. La musica la musica è cambiata e allora osa. Giusto, cara Giorgia, che della tua omonima di successo condividi niente e per fortuna. Tra Salerno e Firenze la strada è lunga quando una vita, vissuta su tutto con una voglia irrefrenabile di raccontare, di raccontarsi, di mettere in rima reale e fantasia. E ci sono stati momenti difficili, in cui ti senti come fosse un bar / senza le birre chiare / Londra che si sveglia / tutti i giorni col sole / una coperta in piuma d’oca / e fa già un caldo da morire. Ma se dobbiamo curarci facciamolo in musica. L’unica soluzione è questa. Partire, non serve perchè se quel che c’è qui sono solo stanche attese speranze instancabili pomeriggio affannato pazienza finita notti ubriache riflessioni già fatte stelle già viste conquiste dove si arriverà prevedibilmente è solo un’altra città e non c’è niente da fare un pomeriggio così te lo dovevi aspettare. L’estate, l’inverno, sono sensazioni e stati d’animo, non tanto periodi di tempo delimitati da temperature prevedibili. E tutto si riconduce nelle situazioni da vivere, combattere, esistere.
Che c’è di bello in Giorgia del Mese è che pagine e pagine del booklet si spendono per i testi, essendo non le ricette della cura ma la cura stessa. Declamate spendendo tutto il fiato che si ha. Melodie semplici, dal sapore salernitano o fiorentino, musiche fatte con il cuore cercando quanto più di sorreggere un testo che starebbe in piedi da sé. Verrebbe da dire che è un peccato ascoltare questo disco con una qualità poco più bassa del normale, ma sarebbe stato un peccato peggiore se a causa di questo limite il disco non avesse visto la luce. E allora va bene così, come prima prova ci sta tutta. In più, si percepisce dopo molti ascolti che se pop avesse l’accezione di musica popolare poiché accoglie situazioni e sentimenti provati dal numero di persone più ampio possibile, Giorgia del Mese sarebbe ultra-pop. Non è una donna qualunque, ma la donna esistente, fisica, reale, pregi e difetti inclusi. Il concetto è semplice da capire ma difficile da realizzare, e per questo rendo onore al merito: se è facile immedesimarsi nelle banalità delle varie Pausini è perchè canta cose generalissime, al limite dello scontato. Giorgia del Mese invece riesce a vestire i nostri panni, estraendosi dal generale per entrare nel particolare della vita quotidiana, cantando tanto e non escludendo alcunchè, fedele alla vita. E per questo gli perdoni la mancanza di suoni personali, per quello c’è tempo e nel caso non è indispensabile: potrebbe battere la via della bassa qualità, intraprendendo più seriamente questa possibilità, e andrebbe bene lo stesso. Aspettiamo solo i prossimi sviluppi, in qualsiasi direzione andrà. Riceverà quel che si merita, speriamo in un tempo ragionevole.