Dalla Picicca di Dario Brunori una piccola sorpresa, che spero possa uscire dall’anonimato. I fratelli Ettore e Marco Giuradei non sono nuovi ad un’impresa musicale familiare, ma se prima solo il primo si esponeva, con il cambio di etichetta e un risalto maggiore conseguente è servito il sostegno del fratello polistrumentista. Tanto per mettere in chiaro che i Giuradei non sono la solita formazione dedita al cantautorato melenso, già dalle prime tre canzoni il ritmo è sostenuto, ancora più acceso dal livore infuso nei termini usati. Un termine di paragone a livello musicale potrebbe essere l’ultimo singolo di successo di Max Gazzè, quel Sotto casa che tanto suona alla radio seppur tocchi un tema delicato come il confronto con altre religioni. Dimenticarmi di te suona balcanica, l’apertura con Mi dispiace amore mio addirittura potrebbe far partire il pogo. E non finisce qui: Generale trasforma un ipotetico Ligabue in passionale Savonarola dei nostri tempi, Papalagi si sfoga con una sincerità disarmante, una delle poche invettive ambientaliste e sociali che hanno veramente qualcosa da dire oltre ai soliti vaffanculo. Per concludere La tristezza riassapora l’ultimo De Andrè, Senza di noi riesuma i Negrita ed il singolo in chiusura Amami ha qualcosa da condividere con il compagno di etichetta Dimartino. Ogni canzone ha un legame con la musica italiana (legame meno forte rispetto a quello di Brunori Sas, in quel caso si parla di debito), e già la varietà di argomenti affrontati non fa sfiorire il disco. Il pezzo più tradizionale è proprio Amami, indie pop di maniera ma azzeccato. Se gli aficionados del mondo indie pop rock italiano riusciranno a superare il confine forte della canzone passionale e d’amore, lo faranno proprio con la voce alla Bersani di Ettore Giuradei e le sue aspre invettive.