Sembra una strana combustione spontanea della parola. Gli Amari a Marea; Amare gli Amari oppure se si vuole Marea Amara, ma solo nell’accezione maremmana (anche se Marea non è in Maremma ma in tutt’altra zona). Gli Amari suoneranno il primo di luglio nella serata conclusiva del Festival Fucecchiese, uno dei più importanti e vitali dell’area Toscana, tenuto in piedi da un reticolo di associazioni piuttosto che da uno spreco improprio di finanziamenti, si potrà dissentire sull’omogeneità del programma, ma in questo caso si dovrebbe aprire una crepa sulla situazione Italiana della gestione degli spettacoli e nessuno si salverebbe in termini di qualità tranne ovviamente esperienze specifiche come quella di Dissonanze e poche altre. Nella situazione attuale, macchine da guerra che cercano sulla carta di competere con istituzioni festivaliere internazionali, oltre ad estorcere date uniche con metodologie discutibili, assumono una valenza politica prima ancora che strettamente musicale. Grandi e piccole Kermesse in Italia sembrano sempre di più un duplicato delle feste dell’unità, quando già queste si sono trasformate da anni in spazi plasmati sul modello sagra della finocchiona. Suona ridicolo quando si cerca di competere con strutture che storicamente, al gigantismo tipico del nostro paese, sostituiscono o al limite associano programmi quasi inattaccabili. E’ sufficiente una veloce tassonomia dei nomi coinvolti nei principali festival internazionali per comprederne in modo brutale le differenze, link random: Pukkelpop, in belgio quest’agosto, un esempio di come mainstream di un certo livello possa convivere con altre strisce; ecco su questo piano, quello del programma, tanti soldi spesi rischiano di essere tanti soldi spesi molto male. Attitudini politiche a parte, morte della sinistra e scheletri nell’armadio a parte, gli Amari sono a Marea il primo luglio. Il festival Fucecchiese ha recentemente aperto un mediablog chiamato Mareacast presso questo link, dove si sperimenteranno momenti di pubblicazione istantanea audio-video soprattutto nei giorni del festival; mentre sotto l’ala protettiva di Pigmotel, la riotmaker ha aperto una suite-blog da questa parte, che è una specie di drogalettura, molto divertente.