Non ho visto il servizio dell’ultimo numero delle Iene dedicato ad Arezzo Wave, o forse sarebbe meglio dire ad un’immagine parziale di Arezzo Wave, la trasmissione non è ancora disponibile per lo streaming e voglio riservarmi un giudizio più dettagliato in un secondo momento; è pericoloso valutare sul racconto di un’immagine ma è sempre una buona partenza per non fidarsi troppo dei propri occhi e a proposito di bulbi, non ho nessuna simpatia per quelli narrativi del reality, lasciano un margine troppo stretto alle possibilità della visione, il dispositivo a tesi è l’alloggiamento in cui si incastrano, confezione sicura che sceglie la sutura come riflesso di verità. Una sindrome politica ben precisa che si è allargata al grande bluff della blogosfera approntata per i contenitori editoriali: la patologia, il teatrino dell’odio, l’autoreferenzialità equivocata per skill professionale, l’illusione di esserci e di giocare al gioco della verità o dello sputtanamento in tempi (ir)reali. Indignarsi per un servizio delle Iene per me ha lo stesso peso di un giudizio sul cinema di Michael Moore, la scoperta dell’acqua calda; eppure dall’idea all’immagine il procedimento che paga è sempre quello dell’illusione ontologica, senza tener conto che nel processo inverso, dall’immagine all’idea, le cose possono rovesciare e biforcare tutte le supposte flagranze messe in scena. Il servizio delle Iene filmato all’interno del campeggio di Arezzo Wave, nel racconto delle persone che mi hanno aiutato a mettere in piedi qualche ipotesi, sembra sfruttare la potenza di un brillante fake. Alleanza Nazionale grida all’orrore, si serve delle immagini per rilanciare una versione proibizionista di quella realtà, propone la chiusura dell’intera struttura, associa l’idea di morte ad un degrado libertario, tutto questo in un paese che ha sperimentato solamente una sola formula di lotta con(tro) la droga.
Un brillante fake si diceva, perchè per il sottoscritto sono sicuro che quelle immagini al di là del grimaldello di una regia insistita sortirebbero l’effetto di un atroce teatrino sui danni del proibizionismo, potere traslucido delle immagini. Sul sito ufficiale del festival è presente uno spazio dedicato alle lettere dei frequentatori; Mauro Valenti lo ha fatto approntare per raccogliere tutti i giudizi dei lettori e della stampa in merito alla questione sollevata dalle Iene. Per Indie-eye il delirio visionario dei consiglieri regionali di AN è fuori da ogni ragionevole discussione, allo stesso modo, ad una prima lettura del forum, considero inquietante il peana trionfale di sostegno prodotto da giornalisti e collaboratori storici che confessano candidamente di non averci mai messo piede in quel campeggio, solo perchè possono usufruire di un ricco sistema di accoglienza messo a disposizione dal dispositivo accrediti. In quel campeggio ci mettono piede persone che arrivano da tutta Italia e che decidono di farsi tre giorni di musica accampandosi come meglio credono; quel campeggio è una risorsa importante, esattamente come il Festival e soprattutto per l’intreccio con le attività del Festival. Sarebbe necessario rivalutarne le potenzialità con strumenti diversi, che a mio avviso non sono certamente quelli del controllo Proibizionista ne quelli dell’indifferenza cinica, droga legale che si spaccia nel sovramondo di una stampa ovviamente schiava dei comunicati promozionali. Al momento l’unico consiglio che posso offrire a Mauro Valenti, visto che l’ha chiesto attraverso la mailing list indirizzata ai giornalisti, è quello di un’interpretazione delle Immagini trasmesse da Italia 1 secondo una visione feconda.