Sano casino albiniano quello dei Luminal, gruppo romano che dopo esser passato da quartetto a trio ha deciso di fare a meno della chitarra e di costruire i propri brani sull’interazione tra basso, batteria e voce, registrati per di più in presa diretta. Una scelta obbligata che ha portato buoni frutti, differenziando i Luminal dal calderone pressoché indistinguibile dei gruppi italiani degli ultimi anni. Ben pochi infatti nel mondo indie italico odierno suonano così cattivi, grezzi e violenti, come si faceva appunto ai tempi di Steve Albini, quando l’indie rock era una forza di rottura e non di moda e mollezza, che passava attraverso il rumore che diventava suono. Anche l’approccio ai testi sembra aver risentito del nuovo assetto della band, lasciando spazio ad invettive crude e dirette, che a volte cadono un po’ troppo nella trappola dell’autoreferenzialità indie, anche se da un punto di vista quasi inedito (viene in mente forse solo unòrsominòre) e fortemente critico. Provate infatti a non essere d’accordo con quanto detto dai Luminal in Giovane musicista italiano, vecchio italiano e in C’è vita oltre Rockit: non vi siete stancati anche voi di tutta questa vecchiezza e piattume? Quando invece si affrontano altri temi, la società vera, quella là fuori, tutto funziona ancor meglio, con una visione lucida e senza compromessi, che può ricordare quella di Giorgio Canali o di gruppi di hardcore evoluto come i Laghetto, non a caso omaggiati con una cover di Canzone per Antonio Masa. Da segnalare in particolare Blues del maniaco su Facebook, che un po’ colpisce tutti noi; Lele Mora, 45 secondi litanici e graffianti che simboleggiano bene la nostra nazione oggi “omaggiando” uno dei suoi massimi esponenti; Grande Madre Russia e Essere qualcun altro, che narrano il degrado morale italiano con ironia e cattiveria inedita; Il lavoro rende schiavi, il cui titolo dice già molto se non tutto, sia a chi un lavoro ce l’ha sia a chi ne è sprovvisto; L’aquila reale, che ricorda i primi Massimo Volume, con la voce femminile di Alessandra Perna protagonista narrante più che credibile. Coraggiosi e bravi dunque i Luminal. Speriamo che la fortuna li assista e che siano da esempio per la sempre più asfittica scena italiana. Ma forse sappiamo già che non sarà così.