Che significato attribuireste alla modernità? Paradigmatico come nell’anno del centenario del futurismo si senta sempre più spesso parlare di avanguardismo in ambito musicale e con risultati davvero notevoli. Ed è importante come anche il cartello italico, almeno in questo, possa offrire le proprie pietre preziose. Preziosi appunto come lo sono i Mesmerico, un duo napoletano che, chitarra e batteria, ci spinge dentro al buio asfittico di un teatro sonico senza finestre e dal quale, unica nota di colore, un sipario porporino ci separa. È il sipario dell’introspezione, della paura, dell’oblio, dell’alterazione corporea successiva all’ipnosi. Dietro di esso tutto non ha forma finchè questi non si apre. Magnete, prodotto per la napoletana Octopus Records è un disco rivelatore infatti, non fosse altro per ciò che ti mostra aldilà di tali angosce.
Beh si, sul solco di Can, Throbbing Gristle, This Heat, Liars ed il free form più industrial che qui ha di sicuro un efficace tribute, ma in un picco di cattiveria strumentale che non manca di fisiognomica atipica. Il colore degli occhi è quello dei romani Zu (vedi la collaborazione di Massimo Pupillo al disco) ma con tratti oggettivi di mutazione.
Possiamo dunque arrogarci il diritto di esportare questo Industrial-noise “malato” con nome e cognome e formazioni che raramente superano le tre unità? Credo proprio di si dal momento che l’Italia è del resto ormai patria dell’apolide Damo Suzuki (Can) recentemente prodotto dalla scuderia Wallace.
Deviazioni, eclettismi, sincopi melodiche, agonie ritmiche per un disco dal sapore insalubre ma con anima e…visto che ci troviamo “dentro al Vesuvio” diciamo pure… core. Fabrizio e Luca pretendono dai propri strumenti gli straordinari. Mai sentito torturare un manico di chitarra così. Iniezioni di octaver ed acidità e poi, povera batteria. Tamburi picchiati come teppisti dalla pula. Un tripudio di energia che, stante al livello di sudorazione che adesso mi abbranca, potrebbe davvero essere paragonato all’eruzione che distrusse Pompei ed Ercolano.
Ma che mondo è quello dei Mesmerico? Strano si, ma in che modo? Ogni tanto eterei anche se non assuefatevi all’intro di We live in Paradise (opening track) perchè presto vi spingerà nell’oblio e strappandovi i capelli non riuscirete più a venirne fuori. Lagher vi darà un po’ di tregua (che ossimoro???) ma solo per prepararvi ad un finale trivellante mentre il suo unto vi si appiccicherà addosso come puzzo di pesce marcio. Magnete? Che gran disco. Ho litigato con il vicino ma va bene così…ci sta! Mi chiedo comunque se davvero il paradiso in cui dicono di vivere i Mesmerico abbia questi suoni?
E l’inferno?