Comincia in grande stile il 2008 per il collettivo Madcap che insieme all’ottimo album di Andrea “Oswald” Rottin pubblica anche “J.P.”, album d’esordio di Giorgio Tempesta che con il moniker Princesa si è già fatto apprezzare su un sampler dell’etichetta nonché in rare ma efficaci apparizioni live. Rispetto al roster della Madcap il cantautorato di Princesa si inserisce più direttamente in continuità con quella tradizione melodica improntata alla malinconia che dall’immancabile Nick Drake, passando per Mark Kozelek, porta fino a Elliott Smith. Nomi che mettono i brividi, certo, ma verso cui Giorgio si rapporta con grande onestà e senza timori reverenziali. Forte di una voce dal notevole spessore drammatico le canzoni di “J.P.” evocano suggestioni intense e atmosfere sospese tra l’onirico e il presagio della tragedia imminente. Forse è proprio questo il tratto che rende particolare la scrittura di Princesa: anche nei momenti più ‘pop’ – come la splendida “Flames”, vero piccolo capolavoro della raccolta – le sue canzoni mantengono sempre un’ombra dalla sfumatura un po’ inquietante, oscura e sognante al tempo stesso come Nico o il Tim Buckley riproposto da This Mortal Coil. “Gets Me High” è un crescendo di intensità per sola voce e chitarra che non ha bisogno di altro, “Awful Awake” ha una linea melodica splendente e disperata che poggia tutta su un arpeggio dai riverberi mesmerici, “Listen” comincia con discrezione ma subito rivela le sue ambizioni con archi, drones e pizzicati che aprono a un refrain dalle tinte epiche. Prima di giungere alla conclusiva “Fight” (con cover nascosta di Yann Tiersen, “Monochrome”) c’è giusto il tempo di domandarsi quanti autori oggi (e non solo in Italia) si potrebbero permettere di bruciare la melodia di “… And If You Girl” in 48 secondi secchi.
“J.P.” è molto più che un buon disco e Princesa è molto più di una promessa. Ascoltatelo.