Su tutta l’attività teorico/pratica dell’improvvisatore involontario c’è questo sito altervista che è solo una delle stazioni di approfondimento del lavoro di Paolo Sorge nel campo delle musiche improvvisate, Jazz compreso. Il progetto Trinkletrio è del 2003 e nella rilettura selvaggia di alcune composizioni di Thelonious Monk pone delle basi ben precise per avvicinarsi a questo recentissimo Slow Food, nuovo progetto del chitarrista Catanese realizzato con il supporto di Francesco Cusa (batteria), Tony Cattano (trombone) e Marko Bonarius (contrabbasso). Sul supporto fisico, all’interno del digipack, è incisa una elaborazione di Emiliano Cinquerrui che riprende Pellegrino Artusi e ripropone quel modo tutto siciliano di cucinar la mente che era già nello splendido progetto Naked Musicians. Slow Food in effetti si slega da tutta la buona educazione di un Jazz per serate al fresco e con l’incipit di Clessidra propone un Bernstein incattivito sul Wild Side con chitarra e il lavoro di Cattano a disegnare tessiture che si avvicinano alle espansioni di generi alieni, vecchie produzioni Thrill Jockey incluse. Il procedimento è quello di s-legarsi dagli standard e fiorire verso territori emozionali più selvaggi, tant’è la definizione di intimità che ho letto da qualche parte la sostituirei volentieri con quella di cannibalismo non sovraffollato. Conferma questa tendenza raffinata e promiscua allo stesso tempo linera, brano dall’incedere tribale e metallico che occhieggia al clangore di Marc Ribot. Distribuisce Wide Records.