A distanza di un anno dalla pubblicazione del primo EP uscito per Ranking Records, Submotion Orchestra debutta con il primo full lenght pubblicato per Exceptional Records pochi giorni fa, sviluppando in modo più solido quel mood che nelle prime prove si delineava già come fusione stimolante tra un nuovo “rebirth of cool” di matrice prettamente Britannica e lo spazio frattalico costruito da un design dubstep a far da traino ritmico sottopelle. La preparazione del settetto di Leeds è in parte ben radicata nella frequentazione delle accademie Jazz cittadine, ma con un bagaglio di esperienze ad ampio raggio che includono le incursioni tra dub e jazz nel drumming di Tommy Evans , l’esperienza come percussionista tra Cuba e Brasile di Danny Templeman, la dance e l’hip hop nel basso di Chris Hargreaves, il tocco pianistico di Taz Modi, contributo fondamentale per il sound dell’Orchestra, a metà tra la sinestesia Debussyana e il soul, la tromba di Simon Beddoe, che insieme alla voce di Ruby Wood, spalanca una porta, almeno apparentemente, sul passato del miglior pop inglese contaminato con il Jazz dei primi ’60, se non fosse per la cultura vocale della stessa Wood, in grado di sorprendere spostando l’asse percettivo tra soul e Hip-hop in modo leggero e perturbante, cosi da creare un percorso emozionale più ricco di una suggestione nostalgica. La produzione sonora e tutto il sound design sono affidati a Dom Howard, conosciuto come Ruckspin, uno dei produttori più quotati e interessanti della nuova scena Dubstep, autore di una traccia assassina come Shikra, pubblicata per la Pushing Red e realizzata con la collaborazione di J. Sparrow; in contatto con la Submotion Orchestra grazie alla Ranking Records per la quale ha pubblicato alcuni lavori, insieme alla già citata Shikra, esempi perfetti del suo modo di lavorare tra dancefloor e una bassline tenebrosa e sotterranea. E’ sul contrasto tra le esplorazioni ritmiche di Ruckspin e l’impatto “orchestrale” di tutti i Submotion, sospesi tra l’astrattismo morbido di Deodato e lo spleen dell’Isaac Hayes più dilatato, che si sviluppa una nuova forma di “Inner City blues”, una sintesi seducente che se in parte rimanda all’esperienza di band come i 4Hero, i migliori Zero 7, lo fa in un contesto sonoro totalmente rinnovato vicino a quel mash-up primordiale che contraddistingue il suono di transizione di fenomeni come Star Slinger, le collaborazioni vocali di Jessie Ware con alcuni “terroristi” dubstep e per certi versi, pur se in un contesto culturale ben diverso, quella strana fusione tra house lercia e Jazz che contraddistingue la miscela esplosiva degli emergenti Cubic Zirconia; il sound dei Submotion Orchestra mantiene una solidità maggiormente pop e comunicativa, ma è interessante verificare come lo sviluppo delle tracce di Finest Hour viva di una tensione ricchissima tra due mondi, con una visione dai colori prevalentemente crepuscolari e suasivi che abbandona l’involucro classico trasformandosi poco alla volta nella sua versione tribale, urbana e potentemente visionaria.
All yours – versione acustica
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