Sinceramente si fa fatica, ascoltando il nuovo disco dei Black Cobra, ad essere d’accordo con chi – e sono parecchi – incensa questo lavoro definendolo come una delle migliori uscite heavy dell’anno in corso. Anche perché, se fosse così, i numerosi fan del genere se la passerebbero veramente male. Il duo di San Francisco (Jason Landrian alla chitarra, Rafa Martinez alla batteria) abbandona tutte le massicce influenze sludge e doom che avevano caratterizzato i precedenti lavori, dedicandosi alla venerazione del metal più puro e muscolare: un po’ il percorso che ha caratterizzato gli High On Fire di Matt Pike, i quali, metallizzandosi sempre di più disco dopo disco, hanno progressivamente perso quella interessante carica heavy psych che avevano agli esordi. Così, Invernal è un coacervo confusamente abbozzato di riff slayeriani e ritmiche sentite e risentite prese pari pari dal trhash della Bay Area di meta anni ’80 (i primi a venirmi in mente sono stati i Testament), il tutto reso sporco, fangoso e pastoso – come etichetta impone – dall’onnipresente, e anche un po’ inflazionato, produttore: Kurt Ballou dei Converge. Troppo poco per definirlo “hardcore sludge”: questo è semplicemente del mediocre thrash travestito da hc sludge. Scoperte le carte, il lavoro si presenta per quello che è, ossia un noioso e disonesto tentativo di assemblare un album d’impatto ma dai suoni “trendy”. Bocciati.