Intorno alla metà degli anni ’70, la deriva più pesante del rock si emancipa dal suo progenitore, e comincia a essere identificata come un genere a sé.
I semi piantati alla fine del decennio precedente da un manipolo di artisti visionari – in primis, i Black Sabbath dell’era Ozzy – germogliano così nell’Heavy Metal. La nuova bestia recide definitivamente i legami con il blues – che ancora denotavano l’hard rock – esasperando al contempo i propri tratti di pesantezza e aggressività.
Ne scaturisce una musica fatta di estremi: riff di chitarra lancinanti, doppie casse, voci istrioniche, testi epici, attitudine larger than life, look provocatorio in pelle e borchie.
Questa playlist, eccessiva e monumentale come l’Heavy Metal stesso, vuole suggerire uno dei possibili percorsi d’ascolto per inquadrare il genere e le sue caratteristiche fondamentali.
Gli anni che vanno dal 1976 al 1984 circa, infatti, coincidono con l’età d’oro dell’Heavy Metal: vedono questa musica nascere, prendere coscienza di sé ed evolversi fino alla piena maturità, che precede di poco il frazionamento in una miriade di sottogeneri e ulteriori evoluzioni. Da ascoltare al massimo volume, liberi dai pregiudizi e dagli intralci dettati dal buon gusto.