Bobo, Bobo: come si fa a non voler bene a uno degli ultimi onesti cantautori d’Italia, che per mantenere questo status quo ha rinunciato a onori e notorietà. In cambio ha avuto e ha tutt’ora l’amore di Livorno intera, la città in cui si è reincarnato in molte delle sue canzoni. A lui tanto basta, potendo prendere (e perdere tempo) dietro a film di nicchia o comparsate eccellenti (è lui l’Armando che ospita la famiglia disastrata di La Prima Cosa Bella di Virzì, amico che a Bobo dedicò anche il documentario L’Uomo che aveva Picchiato la Testa). E può prendersi il rischio di pubblicare un album come questo, tagliuzzando pezzi di dischi precedenti (Per Amor del Cielo soprattutto), riarrangiandoli con la sua nuova orchestra che ha girato mezza Italia in questi anni, tirando fuori un po’ del meglio di sé e qualche pezzo nuovo, e anche cover del mito che era ed è, Celentano. Da quest’ultimo è stata presa Il Bimbo sul Leone, che in questo disco passa da swing sixties a quasi balcanica, ma un simile trattamento è riservato a parecchie canzoni della cura Orchestrino, prendendo così un respiro moderatamente alla Bregovic, e anche 24.000 Baci, irresistibile anche per il Molleggiato. Il Cielo è di Tutti, già pubblicata su Per Amor del Cielo, passa da sottile blues alla Simon and Garkunkel a una ballata jazzata da Primo Maggio in Piazza San Giovanni; diversa la revisione di un altro pezzo edito, La Marmellata: si spoglia dei panni intimisti per affrontare le grandi platee, acquisendo pathos e caratura.
Per la sezione “local singer” Bobo non si fa mancare due divertissement: Il Palloso, tirando fuori un bel tipo di persona: in toscano il palloso è chi ce l’ha a morte con il mondo intero e coinvolge chiunque trovi intorno nella sua angoscia esistenziale. L’altro è Puccio Sterza, che quando la si trova nella playlist vien da ridere a chi è dei paraggi delle coste tirreniche: questa scritta infatti è il consiglio che si può trovare in un tornante secco ad Antignano. E come in amore, meglio curvare in tempo prima che schiantarsi per la troppa velocità.
Non mancano, come solito, gli scazzi alla livornese: Il Paradiso ancora fa ridere e pensare, alla maniera dei portuali: far l’amore è il paradiso, e che i santi si voltino dall’altra parte. Settimo Round è ambientata ai tempi di Primo Carnera in trasferta a Broadway, giustissima e azzeccata. Cuba Lacrime è una nuova presa in giro verso l’ascoltatore, in stile Disperati Intellettuali Ubriaconi, narrando le gesta di uno sprovveduto puttaniere violento.Che Fregatura è l’Amor ritorna negli anni ’30, col naso tappato per imitare i 78 giri d’epoca e tutte le sdolcinatezze da telefono bianco.
E come per tutta l’esperienza musicale di Rondelli, una bella fetta del disco è rappresentata dai capitoli dell’ormai mezzo secolo di vita del cantante. Prendimi l’Anima è un’inedito blues delle origini su rovine e rovinati, un monito dagli esiti inutili rivolto a se stesso. Perchè quello che sono è solo un ramo / di un albero che sempre resterà è invece il profetico ritornello di Bobagi’s Blues.
Quasi una biopic questo disco, un biglietto da visita bagnato dal vino trovato in Terrazza Mascagni, una risata che echeggia in qualche pub dopo una lite furibonda, una vita spesa e non lasciata spendere dalle vicende degli altri. Questo è, nel bene e nel male, Bobo Rondelli, e non chiedetegli di cambiare, prima che vi mandi affanculo con una pacca sulla spalla.
[box title=”Bobo Rondelli e l’Orchestrino – A Famous Local Singer (Ponderosa Music&Art, 2013)” color=”#5C0820″]
Tracklist:
Il Bimbo sul Leone | Il Cielo è per Tutti | Il Palloso | La Marmellata | Prendimi l’Anima | Cuba Lacrime | 24000 Baci | Puccio Sterza | Settimo Round | Bobagi’s Blues |Il Paradiso | Che Fregatura è l’Amor [/box]