domenica, Novembre 24, 2024

Eels – Wonderful Glorious (2013, V2/Vagrant)

Parafrasando con libertà di stile un fortunato adagio di Frank Zappa, parlare degli Eels è come ballare sulla vita di Mark Everett. Mark Oliver Everett se si volesse abbondare di precisione, uno dei figli del famoso dottore in fisica Hugh Everett e di Katharine Kennedy. Tuttavia non è la passione per le molecole o la meccanica quantistica ad animare il giovane Mark, e sarebbe scontato dichiarare apertamente a quale campo ci riferiamo. L’ossessione per la musica, per la composizione, per la scrittura, trova sfogo fin dalla giovane età, tant’è che la quantità e compositiva di Mark raggiunge negli anni picchi estremi. Ed è soprattutto una vita a dir poco piena, a fornire ogni giorno la materia grezza su cui lavorare: guai con la legge, l’espulsione dalla scuola, i disturbi psichici della sorella, la dipendenza di questa dalla droga, la morte del padre, la malattia della madre. Ma questo non fa della produzione di Mark Everett, Mr. E o Eels che si voglia chiamare, una rassegna di tragedie. Tutt’altro. Nell’album che forse più di tutti si nutre della vita di Mark Everett, Electro-shock Blues, si respira una sorta razionale punto di vista positivo, di resistenza alla commiserazione. E di fatto lo è, nonostante tracce come Elizabeth On The Bathroom Floor, Going to your Funeral o Cancer for the Cure siano oltremodo eloquenti.
Sono passati tredici anni da quell’album, molti altri sono stati pubblicati ed è Wonderful Glorious l’epigono della serie. Decimo album in studio cui seguirà un tour mondiale a partire dal 14 Febbraio. Sembra di poter vedere la smorfietta beffarda nelle pause delle canzoni, una sorta di ritrovata liberazione e serenità che sarebbe stato impossibile trovare precedentemente. Resta intatto lo stile Eels, i riff ruvidi, la valorizzazione della voce roca e profonda di Mr. E, il groove acidulo e sporco. Quello che è cambiato lo può dire solo il tempo che nel frattempo è trascorso. Non si può rimproverare nulla a Mr. E, né di aver abbandonato le sue origini, né di averle tradire, né di aver fatto buon uso di quanto di atroce gli sia capito in vita. Wonderful Glorious è il legittimo approdo di un percorso intimo e personale, nel senso più vero della parola. Un album che senza dubbio ha dalla sua anni di esperienza sul campo, che ha saputo alzare il volume proprio nei passaggi che lo richiedevano, lavorare quel tanto che bastava nella post produzione per renderlo un lavoro decisamente godibile. Dagli eccellenti arrangiamenti di Bombs away, interpretata in chiave molto Tom Waits, alla successiva Kinda Fuzzy e il suo andamento umbratile, Wonderful Glorious convince, senza contorcersi fino a strozzarsi nella ricerca della novità. Serpeggia ovunque quell’atmosfera da disturbo radiofonico, una vibrazione e un fruscio di fondo decisamente Eels; l’alternanza di parte cantata e declamata (New Alphabet), la lacrimuccia sixties di I am biulding a shrine, la chiusura pop-surf di Wonderful Glorious. Non mancano i momenti di arresto, i tagli nel ritmo e il recupero di una dimensione beatificata, come in Accident Prone, On the Rope o The turnaround.
Non si arresta, la prospera verbosità di Mr. E, mette a segno tredici nuove tracce, forse meno tribolate rispetto al passato, ma a imparare ad accogliere la leggerezza è un’arte altrettanto difficile.

 

 

Giulia Bertuzzi
Giulia Bertuzzi
Giulia vede la luce (al neon) tra le corsie dell'ospedale di Brescia. Studia in città nebbiose, cambia case, letti e comuni. Si laurea, diventa giornalista pubblicista. Da sempre macina chilometri per i concerti e guadagna spesso la prima fila.

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