I Nimm, trio veneziano formato da basso, chitarra e batteria, debuttano con il loro album d’esordio Generazione Uno per l’etichetta La Stanzetta. Dieci le tracce, che coprono poco più di mezz’ora di musica, senza fronzoli o sovraincisioni massicce: possiamo parlare di pop rock, precisamente rock italiano mainstream, con qualche venatura di punk rock specialmente nel suono ferroso del basso e nella batteria lanciata a mille. Generazione Uno si apre con la traccia omonima, rock sbilenco e efficace che esprime in modo celato l’apatia generazionale intuibile dal titolo. “La mia generazione è stanca / si fa fottere in sostanza” canta Andrea Marin nel ritornello, un presagio positivo per la continuazione del disco. Ma le canzoni passano e il pronostico si smentisce, ad esempio Per difendermi da te cita gli Afterhours (“lasciami leccare il tuo veleno”) ma questo è l’unico punto di contatto con i milanesi, Spegni la Tv è troppo generalista per lasciare qualcosa nell’ascoltatore, come pure Teglio Veneto Wireless, inopportuna presa di posizione nei confronti del tema del momento, la rete wi-fi installata nelle principali città italiane. Ci si riprende con pezzi più leggeri e senza pretese di denuncia, come Ho paura di me e Una bambolina che fa no no no, cover di Michel Polnareff resa con la stessa vivacità dei Me First and the Gimme Gimmes. Chiude Oceanica, emozionante nei suoi brevi picchi, e l’ago della bilancia, tra mediocrità e ampia sufficienza, rimane in equilibrio. Il giudizio è di conseguenza incerto: se le parti strumentali convincono per le soluzioni melodiche, i testi denotano spesso una carenza poetica che appunto fa calare di molto il livello qualitativo. Provateci ancora Nimm.