giovedì, Novembre 7, 2024

Las Kellies – Kellies: la recensione

Leggerezza? Perché no. La Fire Records ha da poco assoldato un bizzarro trio di Buenos Aires, le Las Kellies (ma troverete accreditati i loro primi lavori semplicemente a nome Kellies) e pubblica il loro terzo disco omonimo con grande orgoglio. Insieme dal 2005 Ceci Kelly (chitarra e voce), Betty Kelly (basso, voce) e Sil Kelly (batteria, voce) si sono ben assestate nella scena musicale argentina, guadagnandosi fama di eccentriche e mettendo a punto un sound minimale dall’orecchiabilità immediata che unisce garage, cumbia, dub e post-punk.

Il disco, mixato da Dennis Bovell (Bananarama, The Slits, Madness), sfodera quattordici brevi pezzi a dir poco contagiosi, nello stile e nell’ironia non distanti dalle prime due prove, Shaking Dog!, del 2007 e il più recente Kalimera, del 2009 (trovate entrambi sul loro Bandcamp), ma più convincenti per varietà e freschezza. Le tre poliglotte cantano in inglese, spagnolo, tedesco, francese, giapponese, portoghese e catalano. Arguti e caricaturali, i testi strappano più di un sorriso. Nell’apripista Prince in Blue, una piccola perla post-punk dal riff irresistibile, allontanano un uomo dalle mille premure, in Bling Bling, tutta basso e vilipendio, minacciano i vostri risparmi (“I’m a bounty hunter, looking for your gold”) mentre in Erase You si sbarazzano di un amante con ben poca eleganza (“Erase you, flush you like my toilet”).

Scanzonata e tonante al tempo medesimo è Perro Rompebolas, le cui chitarre concitate e il ritmo incalzante mostrano al meglio la carica ruvida del trio. Interessanti i pezzi strumentali: l’inquietante Adwenture, l’unico brano sopra i tre minuti, è costruito attorno al gorgoglio di un basso in sottofondo, cui si uniscono chitarre dimesse e timide percussioni a creare un mood minaccioso, magmatico e imprevedibile; meno mascherata Bife Dos, dominata da un’esile melodia di tastiere à la Devo. La partenza di Cous Cous sembra rubata al primo disco degli Sugarcubes, con quelle urla d’assalto vagamente alla Nina Hagen. Kellies è una buona prova d’eclettismo e riesce, pur nel suo costante processo di revival pop e punk in chiave semiseria, a mantenere un tocco di novità e freschezza, sulla scia di gruppi come CSS o Micachu & The Shapes. Un disco inadatto per chi è in cerca di sostanza, una miniera per chi ha in programma un mixtape da macchina per lunghi viaggi estivi.

Giuseppe Zevolli
Giuseppe Zevolli
Nato a Bergamo, Giuseppe si trasferisce a Roma, dove inizia a scrivere di musica per Indie-Eye. Vive a Londra dove si divide tra giornalismo ed accademia.

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