Colin MacIntyre è in giro da un bel po’ di tempo ormai – più o meno una decina d’anni abbondanti – e con il suo monicker Mull Historical Society ha sfornato già tre album. City Awakenings segna il suo ritorno, lavoro ispirato alle tre città a lui più care, ovvero la natia Glasgow, Londra e New York. MacIntyre è songwriter di razza che conosce alla perfezione l’arte di scrivere una buona pop song: il nostro ne dà ulteriore conferma in queste 10 tracce, marchiate a fuoco da un sound a metà strada tra il brit pop anni ’90, il powerpop (che è sempre evergreen) ed una certa sensibilità melodica propria delle bands anglosassoni emerse nel corso degli anni zero (Coldplay, Elbow). Potrà a tratti suonare nostalgico, ma City Awakenings è un lavoro che cresce alla distanza, ascolto dopo ascolto, e vi ritroverete ben presto a canticchiare i refrain di The Lights (non a caso scelto come primo singolo) e di Can You Let Her Know, mix riuscitissimo tra la verve powerpop del primo Elvis Costello e la briosità dei Supergrass. La prima metà del disco è un susseguirsi di destro-sinistro uno più zuccheroso dell’altro, dalle briose Must You Make Eyes At Me Now e Must Get You Low alla più meditata e malinconica Fold Out City. Nella seconda parte tale incisività si perde un pochino, anche se il merito dell’album è quello di mantenere sempre una certa atmosfera vitale e positiva, sino alla penultima canzone, This Is Not My Heart, melodia dritta che sale inesorabile, una delle cose più belle in ambito “pop” ascoltate sinora quest’anno.