domenica, Dicembre 22, 2024

Norah Jones – …Little Broken Hearts (Blue Note/EMI, 2012)

Quando una storia d’amore finisce vengono prese decisioni rivoluzionarie (nel loro piccolo) al fine di sancire, pubblicamente e privatamente, una svolta nella propria vita e un cambiamento rispetto al passato. Le donne cambiano acconciatura, gli uomini invece decidono di iscriversi in palestra. Norah Jones, terminata la proficua relazione con il suo ex bassista Lee Alexander, che oltre ai piaceri dell’amore ha giovato ai due la vendita di svariati milioni di copie grazie tre album pubblicati assieme tra il 2002 e il 2007, ha deciso, dopo un disco di assestamento sia sentimentale che artistico (The Fall del 2009), di cambiare band (addio alla Handsome Band) ma soprattutto di cambiare produttore. Danger Mouse, genietto del pop già metà degli Gnarls Barkley e mentore dei Black Keys nonché produttore di Demon Days dei Gorillaz, si piazza dietro il mixer al fine di rinnovare il sound e l’immagine della songwriter newyorkese nemmeno fosse un novello Figaro delle acconciature musicali. Ed è così che prende vita …Little Broken Hearts, un deciso passo in avanti verso la maturità artistica di una cantante dalle immense potenzialità. Le melodie vellutate di ‘Come Away With Me’ e le atmosfere spensierate di ‘Sunrise’ sono solo un lontano ricordo così come i 5 Grammies vinti tutti in una notte sola. Il country-pop jazzato lascia il posto ad una nuova verve più ruvida e aggressiva, intrisa di rock e blues sporcati da spruzzi di elettronica. La ragazzina dolce e timorata di Dio si è trasformata in una donna vissuta, nata dallo struggimento per l’amore perduto, conscia delle potenzialità del proprio corpo e della sua carica sessuale e che ogni tanto gioca a fare alla femme fatale (osservare la copertina che cita Mudhoney di Russ Meyer per credere). Dopo aver tirato le fila della propria carriera con una raccolta di collaborazioni di successo (Featuring) e aver soddisfatto tutte le smanie western contribuendo a dare alla luce il secondogenito dei Little Willies, la pupilla di casa Blue Note è pronta per gridare al mondo il proprio dolore: 12 pezzi che raccontano da vari punti di vista piccole storie di cuori spezzati. C’è la murder-ballad ‘Miriam’ che narra della cruenta vendetta di una ragazza tradita o la rockeggiante ‘Happy Pills’, definitiva dichiarazione di rottura, che avvicina inaspettatamente la Jones alle sonorità dell’Indie statunitense. Tra le altre sorprese troviamo le influenze trip-hop e il ritmo sincopato di ‘After The Fall’ o il blues elettrico, grasso, sporco e cupo di ‘Little Broken Hearts’. Per non parlare della chitarra wha-wha di ‘4 Broken Hearts’ e del ritmo incalzante di ‘Say Goodbye’ il cui cantato ricorda vagamente il rap. Le restanti canzoni dell’album, piccole gemme pop dal gusto agrodolce, seguono un tracciato più tradizionale pur non distaccandosi mai dall’atmosfera generale del disco e senza mai scendere di livello. La nuova veste di Norah, più sapida e più accattivante, non dispiace nemmeno un poco e non fa assolutamente rimpiangere i fasti passati. Anche se sarà solamente un nuovo clamoroso successo che potrà incoronare questo cambiamento di rotta come giusto e chiudere la bocca a tutti i puristi piagnoni e  nostalgici che hanno già cominciato a dire: “meglio prima…”.

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Norah Jones in rete

Tracklist:
Good Morning | Say Goodbye | Little Broken Hearts | She’s 22 | Take It Back | After The Fall | 4 Broken Hearts | Travelin’ On | Out On The Road | Happy Pills | Miriam  | All A Dream

Josh Lattanzi – basso | Pete Remm – tastiere | Jason Abraham Roberts – chitarra | Greg ‘G Wiz’ Wieczorek – batteria | Littile Broken Hearts è prodotto da Danger Mouse (aka Brian Burton) [/box]

 

Emanuele Lanosa
Emanuele Lanosa
Emanuele (detto Lello), 25 anni, ha terminato nel 2009 gli studi universitari, concludendo la sua carriera accademica con una laurea alla Statale di Milano in filosofia teoretica su Charles Taylor. Coltiva interessi quali basket, cinema, letteratura e ovviamente musica.

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