Quarto album per il talentuoso Richard Swift e il mistero continua a rimanere intatto. Dopo avere incantato con le melodie polverose e malinconiche di “The Novelist/Walking Without Effort” (2005), dopo aver stupito con il pop zuccheroso di “Dressed Up For The Let Down” (2007) e avere spiazzato tutti con i bozzetti senza costrutto di “Richard Swift As Onasis” (2008), ci si poteva aspettare veramente qualunque cosa da questo nuovo “The Atlantic Ocean” e, dunque, non ho battuto ciglia di fronte al comunicato stampa che lo annunicava come qualcosa di paragonabile a “Prince sitting in on John Lennon’s Plastic Ono sessions”. In realtà, eccezion fatta per qualche fugace strizzatina d’occhio alla Motown (“A Song For Milton Feher”, “Lady Luck”) si tratta di un ritorno al pop a tutti gli effetti dove, in questo caso, l’indiscutibile sensibilità melodica di Richard fa il paio con la sua capacità di rubare con discrezione, intelligenza e raffinatezza da tutta la più alta tradizione del pop. E dunque non solo John Lennon, ma anche Marc Bolan, Burt Bacharach, CSNY, Van Dyke Parks, i Kinks sono stati chiamati a raccolta per permettere al genio di Richard Swift di confezionare altre undici piccole e perfette gemme pop. Il risultato è più che convincente ed è fin troppo facile lasciar cadere reticenze e pregiudizi dopo l’irresistibile glam-pop della title-track posta saggiamente in apertura. Tuttavia, ritornello dopo ritornello, dopo l’ennesimo falsetto e ammiccamento di sintetizzatore old-fashoned, ci si rende conto che manca ancora un piccolo passo per poter riconoscere definitivamente Richard Swift come qualcosa di più di un ottimo compositore e un fine arrangiatore. E dunque, anche se i toni color seppia di “R.I.P. ” e la melodia smithiana (nel senso de Elliott) di “Already Gone” colpiscono direttamente al cuore, l’impressione generale continua ad essere che Richard Swift sia un musicista pieno di talento… di cui però non ha ancora deciso cosa fare esattamente. In attesa di risolvere il mistero, consiglio caldamente l’ascolto ripetuto di “The Atlantic Ocean”, che resta un album sopra la media.