Basterebbe considerare lo spleen dei migliori brani eseguiti dalle Shangri-Las per comprendere il tipo di rilettura che Phil Spector faceva su un “genere” a lui vicino. A distanza, la macchina della memoria funziona ancora in modo perturbante e se si ascoltano i suoni di tracce come Past, Present and Future così sospesi fuori dal tempo, rimane quel senso di scollamento dal presente, sufficiente ad inibire qualsiasi possibilità di recupero intesa come attitudine “pop” che del racconto popolare si porta a casa solo i vantaggi di un estetismo “poser”, lasciandosi dietro tutta la malinconia e la forza melodrammatica di quelle storie semplici. Materia e memoria dei dispositivi analogici che ci arrivano con una forza linguistica e cognitiva difficilmente replicabile senza essere “alla moda”; se non avessimo a che fare con evanescenze pop ci piacerebbe affrontare la questione da un punto di vista politico e ideologico; nei contemporanei appiattimenti festaioli dalla patina vintage il tempo è pesante, impenetrabile, opaco e falsificato, viene eradicato tutto il suo spessore dinamico e drammatico proprio dal momento in cui si tenta di riafferrarlo, non è evidentemente ovvia (per alcuni) la differenza tra una polaroid recuperata da un cassetto e un’applicazione per Iphone che promette scatti di “consistenza” (vien da ridere) analogica; nel primo caso le sensazioni di un ricordo dimenticato e corroso dagli agenti chimici e atmosferici potrebbe generare dolore, orrore, disconoscimento e nuove visioni; nel secondo c’è il tragico occultamento del presente, che diventa una pratica tipica di tutte le arti nostalgiche e di regime. Esce il 31 agosto per Scarlett music il primo full lenght solista per Rose Elinor Dougall, ex Pipettes, band sulla quale tutto quello che si potrebbe dire è in fondo ben rappresentato dal video di Pull Shapes, calco privo di mordente di Beyond The Valley of The Dolls di Russ Meyer. Rose Elinor snocciola 11 tracce senza particolari aggiornamenti della filosofia necrofila che sta alla base del suo modo di intendere la musica, con alcuni episodi godibili, uno spirito collezionistico e masturbatorio di fondo e un tentativo timido di provare a decentrare gli oggetti dei suoi desideri con la sintesi di più di una stagione di musica Britannica, si ascolti a questo proposito Carry On, New Wave Inglese, suono Creation e un’eco lontana dei Primitives di Tracy Spencer; un insopportabile gioco di ruolo dai grandi numeri che con la sua pretestuosità estiva punta ai media e alle strategie di un mercato già morto.