venerdì, Novembre 22, 2024

Teenage Fanclub – Shadows (Merge/Pias, 2010)

Come ogni band che arriva al ventennio, è inevitabile aver solidificato un percorso e certi meccanismi che ormai seguano codici ben definiti. Nessuna sortita fuori dal mazzo dunque, nessuna inversione di rotta. Fieri di un sound che li fece partire come antagonisti del grunge (ma ugualmente tra i favoriti di Cobain), un sound che ripescava nella beach music e nella psichedelia pop del dopo San Francisco (che li ha spesso investiti del ruolo di nuovi Byrds), i nostri sono ancora (e in questo caso, per fortuna) quelli. A cinque anni dall’ ultimo lavoro in studio Man-Made (più controverso), Shadows (siamo al decimo!) è preparato con la solita ricetta, che ha il solito segreto, ma è venuto decisamente meglio: 12 pezzi (apparentemente) facili, che si avvalgono di linee melodiche immediate, come sempre armonizzate alla perfezione dalle voci di questi quattro bravi ragazzi di Glasgow e arrangiati sopra un solido impasto di chitarre acustiche, hammond e batteria. Ciò che ne esce è a metà strada tra Happy Days, qualche (sufficiente) commedia inglese degli anni 90 con Hugh Grant e le cose più vintage-style degli Wheezer (per dirne uno fra tanti). Senza guizzi né dèbacle, la preziosità del lavoro resta nella sicurezza e nel mestiere (che spesso sono sintomo di onestà, intellettuale e, per così dire, deontologica) difficilmente rintracciabili in altri nomi contemporanei, soprattutto con certa storia alle spalle (Thirteen raggiunse nel 1993 la Top Ten inglese, e l’ LP di cui si parla ha debuttato al #26). La migliore traccia resta (il singolo?) Baby Lee, pop quanto basta per essere riproposta quest’ estate, davanti a un fuoco allestito alla bell’ e meglio sulla spiaggia e un po’ di sabbia tra le corde della chitarra. Primus inter pares, visto che lo standard, mediamente alto, evidenzia, almeno a sentirlo questo Shadows, uno stato di salute e di creatività della band che sembra annullare forse definitivamente, le numerose voci di scioglimento che l’ avevano accompagnata negli ultimi anni, rallentandone il lavoro. Questa resta senz’ altro la migliore risposta alla (loro) crisi.

Michele Baldini
Michele Baldini
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