Ritrovare i Feelies dopo ben diciannove anni dal loro ultimo album in studio è tanto piacevole quanto inaspettato. La band, che con il suo album Crazy Rhythms ha ispirato autorità musicali quali R.E.M. e Bob Dylan, torna dopo l’annunciata reunion del 2008 con il disco Here Before. Nonostante l’album mantenga la inconfondibile impronta del gruppo del New Jersey, i brani alternano post-folk e melodie pop più solari e concitate. La storia di Glenn Mercer e soci risale al 1976, dove nella cittdina di Haledon, New Jersey, nasce una band chiamata Outkids, successivamente evolutasi in Feelies. La storia della band è costellata di cambi di line-up, progetti collaterali quali gli psichedelici Trypes o i gli Yung Wu, costruendosi un alto profilo nella scena undeground della Grande Mela e dimostrando di poterlo mantenere. Con Time for a Witness (1991) la storia dei Feelies sembra giungere al termine, finchè nel 2008 la Bar/None Records rilancia sul mercato Crazy Rhythms e The Good Heart e la band organizza degli show di reunion. In Here Before non mancano i rimandi post-punk e new wave degli esordi (Nobody Knows, When You Know), ma sono al contempo presenti atmosfere più radiose e pop (Should Be Gone) , melodie che strizzano l’occhio al rock più classico e minimalista (Again Today), in una esplosione di suoni disparati. Momenti più solari si alternano a incursioni più intime e pacate in cui l’indugiare del tempo permea tanto le melodie quanto i testi, come l’esempio di Time is Right: “find the way/without a plan/take each day/as best you can/something for the world to see/the time is right for us to be”. Sono queste ballate folk con atmosfere più pacate e minimaliste a fare da cornice al disco, creando brevi attimi di intima riflessione (Morning Comes, So Far). In conclusione, per rispondere a Mercer quando si chiede all’inizio del disco “Is it too late / To do it again / Or should we wait / Another ten?”, non si può che affermare che non è mai troppo tardi per ricominciare.