Ok, a scorrere le playlists di fine anno delle riviste e dei numerosissimi webmagazine che trattano di vicende musicali, il nuovo disco solista del cantante dei mancuniani Charlatans appare poco o niente. Detto questo, sarebbe un delitto considerarlo un brutto lavoro: semplicemente, Oh No I Love You è un album completamente fuori moda. Troppo classico per piacere agli indie rockers dell’ultima ora, ma anche in qualche modo dotato di un certo quid di frivolezza che può far storcere il naso ai fruitori più seriosi e che apprezzano appunto sonorità più “classic rock”. Scritto a quattro mani con mister Kurt Wagner, deus ex machina dei Lambchop (il quale si è occupato di scrivere tutti i testi, lasciando a Tim Burgess l’onere di occuparsi della costruzione delle armonie vocali) Oh No I Love You ci fa respirare l’aria della folk rock song che flirta con il Sixties pop, omaggiando in questo tanto il Bob Dylan più giocoso quanto i Simon & Garfunkel di inizio carriera. Notevole è la capacità poi di giocare un po’ con diversi generi, che sia il soul dell’iniziale White (parecchio trascinante) o le melodie alla Bacharach della lievemente sinfonica Hours, o il gospel in slow motion della conclusiva A Gain. La mano di Wagner si sente anche musicalmente, basti pensare al passo da crooner di cui è connotata Tobacco Fields, così dolentemente pianistica, o ad A Case For Vinyl (già licenziata per il Record Store Day). I brani in cui alle melodie pop viene permesso di distendersi più genuinamente sono anche quelle che convincono di più, come The Graduate e Anytime Minutes, acustiche e briose.
In definitiva Tim Burgess ci regala un disco intimo e delicato, ma anche dotato di allegria e leggerezza; un lavoro che chiede un pochino di pazienza ed attenzione per entrare nelle corde dell’ascoltatore.