Quinto album per il duo di Brooklyn, pubblicato come i precedenti due dalla Load Records di Providence, etichetta nota ai piu’ perche’ annovera nel suo catalogo i famosi Lighting Bolt. Gli USAIAM prendono le distanze dagli altri gruppi su Load; non suonano, infatti, il brutale noise tipico dell’etichetta in questione, ma hanno un suono molto piu’ articolato, che non disdegna affatto la melodia. Il disco si apre con The Greatest Mistery, che potremmo quasi definire una powerpop song, con tanto di cori all’unisono. Si prosegue con i tredici minuti del brano che da’ il titolo all’album, quasi una suite che alterna melodie 80’s (synth-pop) ad arrangiamenti piu’ rock. I successivi due brani sono due brevi schegge hardcore, alla maniera dei No Means No. How we Livin’ e’ un brano dalle cadenze tipicamente prog, miste a suoni noise rock anni Novanta di bands come Dazzling Killmen e Crow. La gemma dell’album e’ Voices To Be Heard, dall’andamento marziale sfregiato da un’immediata melodia e da un riff killer che invita a una danza tribale. Segue un breve intermezzo, dal titolo appunto Intermission, per poi ripartire con un’altra canzone che non fa che rafforzare lo stile unico del duo. In It’s a Beautiful Thing la mente corre addirittura agli sketch zappiani (periodo Mothers of Invention). L’album si chiude con The Spirit of Revenge, con dei fenomenali staccato e un’enfasi che ricordano i Fugazi dei bei tempi.
Sicuramente un album ben riuscito, di una band giunta ormai alla maturita’, che ha saputo crearsi un proprio stile emergendo alla grande dal confuso calderone della scena di Brooklyn.