I Fine Art Showcase sono di Malmoe, la seconda città per importanza della Svezia. Ma l’ essere scandinavi non tradisce affatto un’ attitudine del tutto British. O, meglio, infondono in essa quella certa gravità e serietà comune ai nordici, restando ben ancorati alla tradizione pop d’ oltremanica, con chiavi di lettura precise e ben definite. I ragazzi sono arrivati al quarto disco e non hanno certo bisogno di consigli e congetture sul come cavalcare l’ onda. Sanno fare il loro mestiere, molto onestamente, non innovano ma nemmeno indietreggiano. Se i riferimenti richiederebbero dunque un apposito glossario, tanta loro quantità e chiarezza, il disco non suona certo così prezioso dal punto di vista creativo, vale allora la pena menzionarne la qualità sonora e acustica costituita da arrangiamenti completi e potenti, canzoni forse ovvie, ma certamente solide e ben composte e infine nemmeno lunghe o noiose. Bella (e pertinente) la voce di Gustaf Kjellvander, autore tra l’ altro di musica e testi dell’ intero lavoro. Non disdegnerebbero certo al fianco di nomi più noti dell’ ormai infausto indie-rock contemporaneo e non mi meraviglierei certo di trovarli in qualche festival estivo all’ aperto da giugno in poi. Quella sarebbe l’ occasione giusta, magari, per goderseli al meglio. Nell’ attesa l’ ascolto di Dolophine Smile risulta gradevole e (stranamente) affatto metereopatico. Escono per Adrianrecordings.