web 2.0 / italia / blog personali / network di nanopublishing: mi interessa la frizione tra corpo privato e corpo connettivo. Tutti i tentativi di nanopublishing visti dall’alto, cioè dalla prospettiva di un progetto editoriale ambizioso, in Italia si sono rivelati come un tentativo di accentramento collettivo sotto un unico possibile brand. Sfruttare i mezzi del web 2.0 per riproporre una vecchia idea di contenitore; ovvero il tagging selvaggio e l’illusione della partecipazione utilizzati per ottenere contenuti a buon mercato e per veicolare servizi (suonerie, incontri e cosi via). Considerate da una parte le scarse possibilità di trasformare il nanopublishing in un’attività retribuita e allo stesso tempo la semplicità di accesso a tutti i mezzi necessari per costruirsi il proprio web 2.0 (acquisto dominio, piattaforme CMS open etc.) ha ancora senso aprirsi un blog all’interno di un network di nanopublishing? Qual è una strada veramente connettiva per affrontare le possibilità del web 2.0?
DDK / Non c’è dubbio che un’implementazione veramente connettiva del fenomeno, riguarda la possibilità di agirne le modalità dal basso, su piattaforme web 2.0.
Questo permette di richiamare nel corpo degli individui connessi, quelle vibrazioni necessarie alla costruzione di spazi di condivisione in cui si possano veicolare contenuti riguardanti problematiche attuali, comunicate però al di fuori dei meccanismi della grande distribuzione.
Nanopublishing si configura per tanto come modello comunicativo che distorce la comunicazione mainstream, partendo da essa (essendo da essa resa possibile) e deviandone i contenuti verso il basso, concernendo la sfera dell’emotività, dell’attitudine, più che quella della razionalità e dell’assenso. Così la vibrazione diventa pulsione fisica, il corpo privato diventa corpo connettivo, attraverso questa straordinaria evoluzione del tatto in tele-contatto.
Musica e intelligenza connettiva: uno scenario possibile, cosa è cambiato e cosa potrebbe cambiare nella PRODUZIONE/DISTRIBUZIONE dei contenuti?
FM / Quello che la connettività restituisce al mondo della produzione è qualcosa di più rispetto alla semplice condivisione di suoni: E’ condivisione di attitudini creative, ed è alla base della diffusione del web 2.0 come piattaforma creativa in sè.
Riguardo al sampling, cioè alle modalità di campionamento di suoni o rumori, prerogativa di tutta la musica contemporanea, la connettività mette in gioco molto di più che il confronto fra stili e sonorità: sul tavolo telematico vengono posti i processi creativi stessi.
E’ il caso dei Telefon tel aviv, noto duo di laptop music di fama internazionale, che sul loro myspace, a seguito di mille richieste ricevute di svelare il nome del software “magico”, adoperato per realizzare una delle loro canzoni più celebri, fahrenheit far enough, hanno pubblicato un’ immagine della pagina degli editing della canzone, in cui si vede che tutti gli interventi sonori sono frutto di sapienti “taglia e cuci” realizzati rigorosamente a mano sulle singole tracce. Per quanto riguarda invece la distribuzione di musica attraverso la rete, c’è da dire che nessuno si è potuto fare un’idea chiara di come questa si stia evolvendo. Myspace, che sicuramente in questo momento riscuote più successo di utenza rispetto ai siti web degli artisti, rimasti ad una comunicazione di tipo verticale, ha messo da pochi mesi a disposizione di chi utilizza il portale per fare musica, un servizio per gli autori che permette di vendere le proprie canzoni on line, conservandone i diritti per quanto concerne il prodotto venduto esclusivamente sulla rete.
Questo potrebbe consentire a realtà ancora più piccole di quelle indipendenti, realtà “casalinghe”, fatte di musicisti da cantina o produttori domestici, di poter continuare a svolgere la loro attività, incentivati da profitti economici che renderebbero quantificabile il loro successo sulla base di un riscontro diretto.
In questo senso la connettività porterebbe ad una democratizzazione della distribuzione di musica tale da garantire il successo di questo o di quell’artista in funzione di caratteristiche squisitamente legate alla musica in sé. Niente più fenomeni commerciali costruiti a tavolino insomma!
Cosa direbbe a chi sostiene che “internet non è un mezzo performativo”? I festival e i grandi contenitori di musica sono il segno di una civiltà dello spreco; è pensabile un festival che sfrutti internet e le ipotesi connettive in modo performativo?
DDK / La performatività del web 2.0 è già evidente senza considerare i software creativi, ed è destinata a crescere ulteriormente attraverso la completa immersione del corpo nei contenuti digitali che fra qualche anno sarà possibile con la tecnologia multitouch screen, attualmente in fase sperimentale. Quando il multitouch si diffonderà il telecontatto uscirà dai libri di De Kerckhove e sarà sotto gli occhi di tutti. I festival musicali di tipo tradizionale, luoghi di aggregazione e di contatto fisico, diventeranno esperibili on line attraverso il trasferimento telematico del movimento stesso del musicista. La performance fisica verrà registrata e trasmessa dalla rete in tempo reale. Il movimento fisico diventerà performance connettiva.