Avevamo lasciato Carlotta Sillano, in arte Carlot-ta, con in mano un disegno del sole, e tutto ad un tratto è scesa l’ombra del primo pomeriggio, sul torrente dove sono nate le canzoni dell’ultima prova in solitaria della vercellese classe ’90.Che la ragazza avesse capacità da vendere, ce ne siamo accorti all’epoca del debutto. Canzoni in solitaria piene di mood contrastanti, romantiche, che racchiudono intere esistenze, vita e morte comprese.
La deriva un poco naturalistica e ‘rumoristica’ (su questa ultima caratteristica rendiamo merito a Rob Ellis, ma entrerò nei dettagli a breve) sa molto di poeta che si rifugia nella madre terra per osservare con occhi diversi le miserie umane. D’altronde, l’aveva già detto in questa intervista: l’ispirazione è molto classica, come pure la formazione. Con Songs of the mountain stream il piano rimane protagonista indiscusso e costruttore di emozioni (anche nelle complessità di Carl holz), ma si vanno ad aggiungere piccoli dettagli in primo piano costruiti da Rob Ellis.
Se le orchestrazioni nascono, crescono e in certi episodi spariscono, rimangono costanti, questi fruscii, gocciolii e suoni di varia natura rimangono presenti, a sottolineare il fatto che anche il pianoforte e i talloni di Carlot-ta sono ben piantati sulla fresca erba di qualche radura nella Foresta nera. Ellis, e questo è il punto focale, sa benissimo dove e come intervenire, per la sua derivazione classica da musicista e l’ispirazione rock come produttore.
Altra cosa da notare sul fatto che la Sillano è già avvantaggiata in partenza utilizzando, in maniera consapevole e non abborracciata, la base classica e quella rock: l’adesione a moltissimi canoni, anche diversi, di musica, sempre pop, fa sì che Carlot-ta abbia le capacità di poter esprimere la migliore sintesi della cultura europea dell’ottocento e del novecento. Probabilmente, l’unica base comune su cui si possono confrontare gli stati dell’Europa al giorno d’oggi.
L’insinuant è naturalmente francese, laddove invece Basiliscus odora di sintesi britannica e precisione scandinava, Sick to the heart è il blues universale dal pathos italiano, The barn owl ha tutta la teatralità tipica del mondo europeo.
La voce, la dolcezza dei suoni, la passione che emerge non lascia dubbi. Lasciatela correre per i boschi, Keats e Baudelaire l’aspettano reincarnati in un torrente.