lunedì, Novembre 18, 2024

il Soul-funk di Nick pride and the pimptones alla Festa della Musica di Chianciano

Nick  Pride e i suoi Pimptones sono una delle realtà soul più interessanti nel contesto della rinascita del genere in terra albionica; distribuiti da Record Kicks, una delle migliori etichette europee nel campo del soul/funk e di tutti quei generi che gravitano intorno al pianeta Black,  si sono formati nel 2007 come progetto del compositore e chitarrista Nick Pride per poi allargarsi alla forma del quintetto, rinforzato nei set live da un numero vastissimo di collaboratori, tra cui spicca la voce di Jess Roberts, splendida performer inglese. La Musica di Nick Pride and The Pimptones pur attingendo a piene mani dall’evoluzione del funk di New Orleans per come fu preso e trasformato da band come The Meters, oscilla tra l’impatto abrasivo di un Lee Dorsey e una coolness tutta inglese che non disdegna atmosfere più Jazzy . Il loro show alla festa della musica di chianciano terme, in programma per domani 28 luglio, è sicuramente tra i più attesi e spettacolari della kermesse organizzata dal Collettivo Fabrica; per l’occasione recuperiamo un’intervista concessa da Nick Pride a Indie-eye.it in occasione di un suo recente live milanese con la formazione al completo. Nick ci ha parlato del suo modo di concepire la musica dal vivo, dei suoi Pimptones,   di Midnight Feast Of Jazz, l’ultimo album pubblicato per Record Kicks, e infine sulla nuova scena soul-funk britannica. Vi ricordiamo che domani Nick Pride & The Pimptones suoneranno alla festa della musica di chianciano terme con la splendida Beth Macari alla voce.

Avete già fatto una serie di date in  Italia  tra la fine dell’anno scorso e i primi mesi di questo, come sono andati i concerti?
A Roma è stato fantastico. Dopo aver fatto un lungo viaggio assieme tutti noi eravamo molto eccitati all’idea di suonare lì, e tutta la gente che è venuta a vederci era eccezionale, super-cool. Anche il club era veramente ottimo, quindi ci siamo molto divertiti a suonare. A Firenze invece è stato diverso (N.D.R.: Nick si riferisce qui alla Limonaia di Fucecchio, dove ha suonato con i suoi Pimptones e con Jess Roberts il 3 febbraio 2012) , il locale era più piccolo e la serata era una specie di party per studenti; la cosa folle è stata il maltempo però. Abbiamo impiegato ore per uscire da Roma e siamo arrivati al locale pochi minuti prima di iniziare a suonare, abbiamo avuto il tempo di salutare e sentirci dire “su, ragazzi, è ora di salire sul palco!”. È andata comunque molto bene. Penso però che sarà la data di stasera qui a Milano la più grande, la più importante.

Il vostro nuovo album è uscito per la Record Kicks. Come siete arrivati a quest’etichetta?
Abbiamo registrato l’album a casa e non pensavo che l’avremmo fatto uscire. Però abbiamo anche registrato il singolo con Jess Roberts, una canzone che ho scritto apposta per lei, e ho pensato che sarebbe stato bello farne un sette pollici. L’ho inviato alla Record Kicks, perché è il genere di musica di cui si occupano e in più penso che siano un’ottima etichetta, amo la loro musica. Così gli ho chiesto se volevano far uscire questa canzone e mi hanno risposto di sì, chiedendomi però se avevo altre cose da proporgli. Avevo quest’album, ma pensavo fosse un po’ troppo jazz per loro, non credevo potesse piacergli. Invece quando gliel’ho inviato l’hanno apprezzato e mi hanno detto “ok, facciamolo”. Abbiamo messo il singolo nell’album, tutto assieme, ed eccoci qui.

Com’è la scena soul/funk in Inghilterra? Ci sono altre band che suonano come voi?
Ci sono molte band, e anzi penso che negli ultimi anni siano diventate ancora di più, dopo il successo di Amy Winehouse e Mark Ronson e di artisti simili. Quindi quel sound è molto popolare ora, molti giornalisti, blogger e conduttori radiofonici si sono interessati al genere e quindi hanno coinvolto molta più gente. Iniziano ad esserci anche molte ottime band e locali in cui suonare, quindi sta migliorando in ogni aspetto la situazione.

Durante la vita della band la sezione fiati è cambiata. Cos’hanno portato i nuovi arrivati, Keith e Tomas, alla musica del gruppo?
Il motivo principale per cui li ho scelti è che sono miei ottimi amici. Conosco molti grandi musicisti, ma penso che sia importante avere a che fare con gente con cui si va d’accordo, specialmente quando bisogna viaggiare molto per suonare. Per esempio in un viaggio come quello che stiamo facendo in questi giorni, deve piacerti per forza la gente con cui sei, altrimenti impazzisci. A volte dobbiamo condividere delle stanze d’albergo minuscolo, e come faresti con persone che non sopporti? Avrei potuto scegliere molti altri, ma alla fine ciò che conta di più, per me, è divertirmi quando suono e non solo, e ho tenuto conto di questo.

Sull’album ci sono tre canzoni con le voci di tre diverse cantanti. Come le hai scelte? E come hai lavorato con loro? Hanno partecipato alla scrittura dei brani in cui erano coinvolte?
Sono tutte persone che conosco da molto e con cui ho suonato molte volte a Newcastle. Zoe Gilby è una fantastica cantante jazz, con lei solitamente suonavo grandi classici, come quelli di Billie Holiday e Ella Fitzgerald, quindi ho pensato che sarebbe stata perfetta per il sound jazzy dei Pimptones ed ho scritto una canzone che si adattasse al meglio alla sua voce, che è così profonda, con venature blues e soul. Susan Hamilton invece ha una voce più legata al r’n’b moderno, e ne ho tenuto conto, mettendo anche qualche influenze drum’n’bass. Ho cercato di scrivere la miglior canzone possibile per ognuna delle cantanti, qualcosa che esaltasse le caratteristiche della loro voce e della loro personalità. Quindi le ho praticamente obbligate a cantarle, non avevano altra scelta.

In questo tour però vi accompagna solo Jess Roberts; canterà anche le canzoni interpretate originariamente dalle altre?
Sì, lo farà. A volte suoniamo anche con Susan, e anche lei canta tutte le canzoni. Inoltre abbiamo qualche nuovo brano, quindi proveremo e sperimenteremo anche con cose inedite.

So che Jess ha una sua band, che la accompagna solitamente, e che ha inciso qualcosa; farete anche suoi brani quindi?
Jess ha fatto uscire da poco un singolo, in collaborazione con Andy Lewis, un grande del Northern Soul. È una gran canzone e sta andando abbastanza bene; abbiamo pensato quindi che la gente probabilmente vuole sentire anche quel brano, perciò i Pimptones l’hanno imparato e lo suoneranno!

Sull’album c’è un brano intitolato Mia Sorella. Perché un titolo in italiano?
Sembra strano, ma sei la prima persona a chiedermelo! Io amo la lingua italiana, e sto cercando di impararla. Studiando mi sono accorto di non riuscire mai a ricordare la traduzione di “sister”, così ho pensato di intitolare un brano in quel modo e potermelo così ricordare facilmente! Inoltre perché ho una sorella, che però non viene mai ai miei concerti, perché è sempre impegnata. Così l’ho convinta a venire almeno una volta, con questa canzone dedicata a lei.

Sul sito della Record Kicks c’è questa descrizione: “la band è a suo agio sia in un nightclub rumoroso che in un locale jazz più intimo”. Però, quale preferite?
Io preferisco i nightclub rumorosi. Amo quando a volte suoniamo in luoghi rumorosi, quando siamo tutti sudati e la gente è stretta e fa quasi fatica a muoversi, quelli per me sono grandi concerti. A volte ci capita anche di suonare in posti con i tavoli e le candele, con la gente seduta ad ascoltare ed è abbastanza terrorizzante! Ci sono alcune canzoni che funzionano meglio quando tutti sono sul dancefloor, i pezzi che potrei definire più stupidi, che hanno più groove, mentre ce ne sono altre più intelligenti e da ascoltare con più attenzione. La nostra sfida è scrivere canzoni che funzionino in entrambi i casi, che piacciano al pubblico jazz e anche a quello del dancefloor.

Uno dei miei pezzi preferiti sul disco è Come And Get It. Puoi raccontarci qualcosa su questa canzone?
Ho sempre pensato che per una band sia importante scrivere un singolo, un pezzo che dica “questi siamo noi”; questo è un brano di quel tipo, perché da una parte è abbastanza elaborato, dall’altra ti colpisce diretto in faccia. Anche per questo lo suoniamo all’inizio dei live, per presentarci e dire da subito, in tre minuti, “questi siamo noi!”.

Penso che una delle influenze più evidenti in quel brano e in generale nella vostra musica sia quella dei Meters, una band molto sottovalutata e di cui si sente parlare raramente. Che ne pensi?
Sono d’accordo, ci sono moltissime band che suonano come loro e ben pochi li citano. Però, quando una funk band inizia a suonare, è dal suono dei Meters che parte, dal loro modo di intendere il groove; tu puoi ascoltare i Meters stando seduto a rilassarti, lasciarti conquistare dalla musica, ma anche scatenarti. In questo sono stati i migliori.

La copertina dell’album di chi è opera?
In realtà della copertina si è occupata la Record Kicks, quindi non so rispondere. La cosa ironica per me è che ho studiato all’Art College per diventare un designer, ma poi non ha funzionato. Quindi quando mi hanno detto che dell’artwork dell’album se ne sarebbe occupato qualcun altro ho pensato che avrebbe certamente fatto un lavoro migliore di quello che avrei potuto fare io. E in effetti è andata così, mi piace molto il risultato.

Avete diviso il palco con Maceo Parker, che è una vera e propria leggenda del soul e del funk. Come è stata quell’esperienza?
L’emozione più grande è stata quando abbiamo saputo che avremmo suonato in quell’occasione, abbiamo pensato: “incontreremo Maceo Parker!”. Poi, naturalmente, non l’abbiamo incontrato! È un po’ come il presidente, è impossibile avvicinarsi a lui! Quindi dopo aver suonato siamo rimasti seduti a guardare quella band incredibile, è stato come andare a scuola quella sera.

Suoni alla grande, ma sei anche un buon ballerino di northern soul?
No, assolutamente no, preferisco stare sul palco con la mia chitarra e suonare, così chi sa ballare me lo può dimostrare. Mi piace vedere la gente ballare northern soul, con le loro Fred Perry e altri abiti costosi, mentre cercano di non muoversi troppo per non sudare mentre in realtà la musica picchia forte.

Progetti per il futuro?
Abbiamo un remix album pronto ad uscire, sempre su Record Kicks. Ogni brano dell’album sarà remixato da grandi produttori e dj. Stiamo anche lavorando su dei bootleg, in cui suoniamo accompagnando con musiche nostre dei pezzi a cappella di grandi artisti; quindi sarà come sentire Aretha Franklin cantare accompagnata dai Pimptones. Abbiamo un disco intero, ma non possiamo venderlo quindi cercheremo il modo di diffonderlo. Poi penso che un nostro disco vero e proprio arriverà molto presto.

 

Foto galleria di Francesca Pontiggia

 

Fabio Pozzi
Fabio Pozzi
Fabio Pozzi, classe 1984, sopravvive alla Brianza velenosa rifugiandosi nella musica. Già che c'è inizia pure a scrivere di concerti e dischi, dapprima in solitaria nella blogosfera, poi approdando a Indie-Eye e su un paio di altri siti.

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