La prima cosa che ci si immagina quando si leggono le informazioni che riguardano la storia di Frankie Chavez, bluesman portoghese di talento, è un possibile scambio tra la tradizione lusofona e i maestri del Delta. Niente di tutto questo, perchè delle radici “nere” del Portogallo, fossero anche quelle filtrate attraverso l’arcipelago Capoverdiano, nella musica di Chavez non rimane praticamente niente. Durante la bella video-intervista che Giulia Bertuzzi ha realizzato con lo staff di indie-eye qui alla festa della musica di chianciano terme e che pubblicheremo prossimamente, gli abbiamo chiesto se in qualche modo, nell’uso della chitarra portoghese, si sentisse influenzato dalla storia di Carlos Paredes.
Pur riconoscendone il peso storico, Chavez ci ha detto che il suo interesse non è quello di mantenere un contatto diretto con la prassi fadista, ma di utilizzare un suono riconoscibile e ben ancorato ad una sua tradizione di riferimento, per sradicarlo da quel contesto e sostanzialmente suonare altro, suonare Blues, perchè alla fine si sente più vicino a Hendrix, Ry Cooder e altri musicisti che hanno potenziato l’energia di quel tipo di musica. Sul palco della Festa della Musica di Chianciano Chavez ha presentato un notevole set di chitarre, dalla Lap slide fino alla versione “deluxe” di una resofonica; nel mezzo, la chitarra legata alla sua terra d’origine, che mantiene un contatto con le radici solo per ragioni timbriche, perchè il linguaggio che a Chavez piace modulare è quello di un hard-blues compatto, monolitico, che impatti sul pubblico in termini di forza, volume, resistenza. Chavez ha scagliato l’attacco e la chiusura del live in puro stile ZZ Top, non quelli di “Tres Hombres” ma la rinascita “tex-metal” di “Eliminator” con quella stessa ossessione ritmica, funzionale, alcolica. Chavez, nella data di ieri 26 luglio, alla festa della musica di Chianciano, ha dato il meglio di se nella sua enciclopedia personale dei miti del Blues, da Cooder al Ben Harper più legato agli standard, l’angolatura che interessa al nostro è quella scopereccia di un coito ossessivo e sudato che dopo i primi cinque minuti deve arrivare al pubblico nella forma più basica e potenziata. Accompagnato dal drumming frastagliato di un notevolissimo João Correia, il musicista portoghese ha regalato al numeroso pubblico venuto a Chianciano un’ora di musica sotto forma di un’instancabile cavalcata elettrica.
[box] Foto di Bianca Greco[/box]