venerdì, Novembre 22, 2024

Mario Biondi, live al Vittoriale Degli Italiani, Gardone Riviera (BS) – 12 luglio 2015

Se chiudete gli occhi la voce felpata e suadente dell’autore di A Handful of Soul, rimanderebbero alla silhouette pigmentata di un Marvin Gaye o un Barry White. Una rappresentazione che bene o male risente di cliché a cui per lungo tempo siamo stati sottoposti, convinti che certe estensioni e certe rese interpretative non possano incarnarsi in artisti nostrani.

In effetti è difficile credere che il volto capace di esplorare tutte le marianne delle tonalità basse sia un lontano nipote dei normanni, originario della Trinacria e in particolare di Catania. E se gli indizi non fossero a questo punto esaustivi, riveleremo che il nome il questione è quello di Mario Biondi ospite della stagione estiva 2015 del Tener-a-mente. La serata del 12 luglio il Vittoriale ha visto Biondi e la compagine di otto artisti fra musicisti sopraffini e coriste tornare a battere il palco di Gardone Riviera a distanza di due anni dall’ultima partecipazione al festival.

Dopo aver siglato un tutto esaurito che ha portato gli organizzatori della serata a stilare un’eccezionale lista di attesa per degli ulteriori posti in piedi, Mario Biondi & co sono tornati a stagliarsi lungo lo specchio d’acqua del Benaco, sovrastati dal quel profilo misterioso della Rocca di Manerba nella quale Goethe millantava di scorgere il profilo di Dante. In scaletta una selezione di pezzi che ha accompagnato il pubblico lungo le tappe discografiche di Brondi partendo da Handful of Soul con l’ormai rodata Rio de Janeiro Blue, passando a If con la nota Be Lonely fino ad incrociare i percorsi con Beyond, ultima uscita licenziata a maggio corrente.

E con Beyond il crooner italiano si scatena in un crescendo che dalla sobria Open Up Your Eyes risale lungo la schiena di Love Is a Temple, primo singolo estratto dall’album e clip video girato nei giardini del Vittoriale.  Due ore dense e cariche durante le quali Biondi si lascia andare a inarrestabili giochi di gambe, balli e boutade col pubblico perfettamente a proprio agio nelle vesti di padrone di casa. C’è il soul, il tocco di samba di Rio de Janeiro Blue, il fruscio jazzy di I’m Her Daddy, il funky di Blind fino alla chicca reggaeton di Where does the money go.

E se certi passaggi un po’ troppo soft come All I Want is You o  La Voglia, La Pazzia, L’Idea – unico pezzo italiano del repertorio – affossano momentaneamente la vitalità del concerto, Biondi sa come bilanciare le cariche, piazzando dei tiri ben assestati come la cover di My Girl dei Temptations. Insomma, un concerto ammaliante che trova fra le pietre de “il parlaggio” una fra le più belle location desiderabili.

Giulia Bertuzzi
Giulia Bertuzzi
Giulia vede la luce (al neon) tra le corsie dell'ospedale di Brescia. Studia in città nebbiose, cambia case, letti e comuni. Si laurea, diventa giornalista pubblicista. Da sempre macina chilometri per i concerti e guadagna spesso la prima fila.

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