Parte di una lunga serie di produzioni al femminile curate da Dan Auerbach dei Black Keys, Nikki Lane è quella più vicina al country classico innervato di estetica pop, sulla linea dell’ottima Jenny Lewis. Il campionario allora è quello di volta in volta spectoriano (want my heart back) surf’n’western (Seein’ Double) o più squisitamente pop, nella tradizione postmoderna e “girl powered” introdotta da interpreti come Dusty Springfield e Nancy Sinatra.
È un salto in avanti rispetto al debutto della Lane, decisamente monodimensionale, che con il precedente Walk of Shame, pubblicato nel 2011, non usciva troppo dal recinto sicuro di un rockabilly ammorbidito. All or nothin’, al contrario, allarga le influenze e osa molto di più sul terreno delle contaminazioni; i due episodi più rappresentativi in questo senso sono il duetto con lo stesso Auerbach in “Love’s on fire“, e sopratutto la collaborazione con J. Spaceman degli Spiritualized, che ha scritto il walzer narcolettico di “Out of my mind“, splendida ballad con reminiscenze psichedeliche.
Il rischio di cadere nel revival da raccolta post-tarantiniana è del tutto sconfessato dall’intensità con cui il progetto viene veicolato dalle stesse capacità narrative della musicista di Nashville. Se il sodalizio con Auerbach non deve esser considerato come un vettore con le stesse qualità mitologiche e affettive che circondavano quello della Sinatra con Lee Hazlewood, tracce come “Mad up” hanno comunque la capacità di recuperare quel crocevia tra pop e musica tradizionale tipico per esempio di tutta la carriera di Bobbie Gentry, in una forma credibile, suggestiva e ancora attuale.
Nikki Lane – Right Time, il video