La cameretta, reale o ideale che sia, resta il centro del mondo indie. Così parrebbe anche per Manfredi Lamartina (Bedroom Metal diceva uno dei suoi lavori precedenti) che dietro il moniker, intitolato al decennio da cui trae linfa ed ispirazione, ora in proprio, ora affiancato da colleghi e amici (Claudio Cataldi, Giampiero Riggio, Fabrizio De Felice aka Bialogard) tesse le sue trame sospese ed eteree, muovendosi su di un’asse shoegaze che, come di prammatica, affoga in una coltre di feedback melodie invernali, lievi come fiocchi di neve.
Sono trasparenze gelide su fondali synth pop; a battuta lenta (A Fever) o lentissima (la magnetica apertura di Light Changes); screziate dal piano o da muri elettrici in quota Slowdive e My Bloody Valentine (Windows); dove le voci si affacciano come spettri, le cui presenze sono appena una percezione, i bassi vanno in rotta wave (Worthless Whirls) o tutto suona come proveniente dai fondali di un imprecisato altrove (i videogames platonici di 2young2die e Reasons, molto ultimi Port Royal). Mentre La Maledizione Degli Affetti, ispirata all’omonimo libro di Andrea Consonni, chiude programmaticamente in un vortice strumentale, malinconico e stridente come un solitario digrignare di denti a notte fonda, faccia riversa sul cuscino, in quella cameretta, che resta il centro del mondo, a custodire, preservare, proteggere.